carducci e la chiesa

di | 9 Gennaio 2021

Si mostrò sensibile alla loro causa, e attaccò lo Stato che, tra promesse non mantenute e disinteresse mal celato, lasciava lavorare i professori in condizioni pessime, con stipendi ridicoli e senza sostenerli con le necessarie riforme. Il giorno successivo, 17 novembre, Carducci mise in atto il progetto componendo l'alcaica Alla regina d'Italia, e proprio mentre completava la poesia la figlia Bice entrò ad avvisarlo dell'attentato di Giovanni Passannante a Umberto durante una parata reale a Napoli. La chiesa di Polenta, ode. Cenni biografici e opere Giosuè Carducci nacque a Valdicastello (Lucca) il 27 luglio 1835. [116] La prima edizione fu subito esaurita e portò a esaurire anche quella delle Poesie edite da Barbera, il quale diede di queste ultime nuove edizioni nel 1874, 1878 e 1880, con la presenza nelle ultime due di una biografia del poeta scritta da Adolfo Borgognoni.[117]. Nel componimento Nell'annuale della fondazione di Roma mostra il suo spirito retorico, come nel verso "cantici di gloria di gloria correran per l'infinito azzurro"). L'ilare chiasso si trasformò in un silenzio tombale. [82], «La sera del 10 novembre 1860 la diligenza di Firenze si fermava dinnanzi alla posta di Bologna, e ne saltava giù un giovane dall'aspetto irsuto e quasi selvatico, impaziente di uscir fuori dall'aria soffocante della vettura chiusa durante un così lungo viaggio. Iniziò così una collaborazione molto duratura. Theodor Mommsen giurava che in italiano una simile operazione non fosse possibile. Roma e la collaborazione con Angelo Sommaruga Primi soggiorni alpini e primi problemi di salute La nomina a senatore Nuovi soggiorni alpini, celebrazioni e La chiesa di Polenta; Gli ultimi anni di vita Poetica e pensiero La critica contro corrente Onorificenze Onorificenze italiane Se loro, perché non noi? Certo non si autodefinì mai credente nel senso tradizionale, ma ciò accadde perché gli ideali carducciani, in fondo, sono rimasti immutati durante tutta la sua esistenza, e in realtà non riuscì mai del tutto a distinguere la Chiesa dai suoi ministri. «L'Italia col tempo dovrebbe innalzarmi una statua, pel merito civile dell'aver sacrificato la mia coscienza d'artista al desiderio di risvegliar qualcuno o qualcosa... perché allora io fu un gran vigliacco dell'arte», scriverà anni dopo. Request Permissions. Tra febbraio e marzo, Giosuè si spostava quasi quotidianamente in treno fra Bologna e Faenza, al capezzale dell'amico (insegnante nel locale liceo), finché il 29 marzo Gargani morì. Nelle lettere inviate da Caprile manifestava tutta la propria meraviglia per la grandezza della natura, l'incanto di fronte a montagne belle come opere d'arte. [172] Giosuè fu fatto salire in automobile, dove qualcuno tentò di aggredirlo senza successo. [20], Le idee politiche di Michele Carducci, intanto, cominciarono a rendergli la vita impossibile in paese,[21] tanto che dovette migrare dapprima a Castagneto (oggi Castagneto Carducci ingloba gli antichi borghi di Castagneto e Bolgheri) e poi a Lajatico, dove in breve si ripropose lo stesso problema, che convinse il dottore a cercar rifugio nella grande città. I Pasolini accoglieranno il poeta pressoché ogni anno nel suo ultimo scorcio di vita; il 1902 fu l'occasione per visitare Longiano, il 1903 lo vide recarsi a Faenza e Modigliana, nell'anno 1904 fu a Cervia e Rimini, in quello successivo a Cesenatico, Cervia, Montiano e Carpineta e nella primavera del 1906 vide per l'ultima volta Bertinoro e la pieve polentana. Immerso nella natura e lontano dallo stress cittadino, poté dedicarsi a letture di semplice diletto. Carducci però viveva un periodo affatto particolare, e le polemiche non turbavano più molto il proprio animo acceso e focoso. Il 30 settembre 1894 pronunciò il discorso per l'inaugurazione del nuovo Palazzo degli Offici (ora Palazzo Pubblico) nella Repubblica di San Marino. Log in required. Anche Pianto antico è molto significativo. Per Louisa Grace Carducci nutriva una notevole ammirazione, come dimostrano le parole che antepose all'ode che le dedicò in Levia Gravia: «Quelli che solo abbian visto di lei le versioni dei canti di T.B.Macaulay e E.W.Longfellow e le Rime e Prose ... non potrebbero ancora farsi un'idea giusta del suo ingegno, della dottrina in più lingue e letterature e dell'ancor più grande gentilezza e generosità dell'animo suo». Tutto questo lungo elenco di opere restava a livello di abbozzo - in parte poi tradotto in pratica - perché l'occupazione primaria rimanevano il lavoro e lo studio, fondamentali per forgiare nel modo più compiuto l'autore degli anni a venire.[88]. [79], È del tutto naturale quindi che il nome di Giosuè gli fosse amico, e conscio del suo straordinario talento, già il 4 marzo così gli scrisse: «La fortuna togliemi per il presente di poterle offerire una cattedra di eloquenza italiana in qualche Università, come porterebbe il suo merito», aggiungendo che per il momento gli sarebbe stato grato se avesse accettato un liceo a Torino o Milano in attesa di arrivare a breve più in alto. L'abate Stefano Fiorelli che curava allora una rivista letteraria non gliela volle tuttavia pubblicare, e Carducci gliene sarà riconoscente, avendo evitato di farsi passare per poeta romantico. Gli amici qualche volta gli facevano degli scherzi inneggiando al Manzoni, quando la sera rientravano sul tardi, e Pinini[35] usciva furibondo facendoli scappare terrorizzati.[36]. [85], La prima fatica di Carducci consistette nella preparazione della prolusione, pronunciata il 27 novembre in un'aula gremita e che, ampliata notevolmente, andò a comporre i cinque discorsi Dello svolgimento della letteratura nazionale. La chiesina e' dedicata all'Immacolata Concezione. [50] L'entusiasmo iniziale - «Insegno greco: evviva: faccio spiegare Lucrezio ai miei ragazzi: evviva me», scriveva a Chiarini - durò tuttavia poco, e presto il grigiore di un borgo chiuso e gretto doveva prendere il sopravvento.[51]. A Genova furono ospiti di Anton Giulio Barrili e da questi presentate a Francesco Dall'Ongaro, che le mise a sua volta in contatto con Giuseppe Regaldi e quindi con l'ambiente bolognese. [40], Intanto, ancora in una seduta dei «Filomusi», nel settembre 1854 era stato notato da Pietro Thouar, il fondatore del giornale Letture di famiglia, il quale mensilmente pubblicava un'appendice intitolata L'Arpa del popolo, in cui alcune poesie "facili" venivano spiegate ad uso della gente comune. In 1946 Cesare and Aldo, Leo's sons, separated the antiquarian department from the editorial department, which was later directed by the third generation of the Olschkis (Alessandro), the fourth (Costanza and Daniele) and the fifth (Serena). In questi Così, il 26 ottobre Giosuè - accompagnato tra gli altri dal fratello Valfredo, che era divenuto direttore della Scuola Normale di Forlimpopoli - si recò sul colle di Conzano, dove fu piantato l'albero e costruita una piccola arca, all'interno della quale fu posta una pergamena a celebrazione dell'evento, recante in calce la frase latina «Quod bonum felix faustumque sit», scritta dal Carducci stesso, che si rallegrò inoltre di vedere la riparazione del campanile già avviata. . Giosuè redasse l'anno successivo una lunga difesa, spiegando con toni oscillanti tra il risentito e l'ironico come mai la repubblica venisse nominata nelle poesie, né vi fosse stata in lui alcuna intenzione di aggredire la monarchia. Nelle parole carducciane di ringraziamento è ravvisabile il manifesto della sua concezione dell'insegnamento e dell'arte: «Da me non troppe cose certo avrete imparato, ma io ho voluto ispirar me e innalzar voi sempre a questo concetto: di anteporre sempre nella vita, spogliando i vecchi abiti di una società guasta, l'essere al parere, il dovere al piacere; di mirare alto nell'arte, dico, anzi alla semplicità che all'artifizio, anzi alla grazia che alla maniera, anzi alla forza che alla pompa, anzi alla verità ed alla giustizia che alla gloria. Click Share to make it public. Fa parte a sé Il Parlamento, frammento de La canzone di Legnano che è senza dubbio uno dei capolavori del Carducci e dove si trova l'ispirazione maggiore delle maggiori raccolte. Originò da quella violenta cura l'impressionabilità della sua fantasia sensibilissima e quella irrequietezza che pareva a volte spasimo della sua psiche». XII (1902) si disaccenta; vedasi pure nei Bozzetti Critici (Livorno, 1876), a pag. Spaziando dalla patriottica ode Agli italiani ai Saggi di un Canto alle Muse, per giungere all'ode A Febo Apolline, ripresa e completamento di un componimento adolescenziale, fino ai sonetti e alle ballate, dopo un intenso labor limae, il libro vide la luce il 23 luglio 1857 per i tipi di Ristori, composto da 25 sonetti, 12 Canti e i Saggi. Non fu molto tenero nel 1892 neanche Alfredo Oriani; il Nostro sarebbe stato professore più che poeta, avrebbe usato la testa più che il cuore, senza poter diventare il poeta del popolo, troppo distante da esso a causa di una preparazione troppo classica e aliena dalla comprensione della vita popolana reale. Le Nuove Odi Barbare erano venti, e il volume comprendeva inoltre la traduzione de La Lirica del Platen e due traduzioni klopstockiane. Il mese e mezzo passato a Piano d'Arta fu un vero toccasana. I sonetti furono percepiti come un attacco frontale alla monarchia portato da un fervente repubblicano (il titolo francese dovette risvegliare in qualcuno il fantasma degli eventi del secolo precedente); nella Domenica Letteraria Ruggiero Bonghi diede dello «sconsigliato» al poeta, e non furono certo moderati nei toni anche giornali come la Provincia di Brescia, la Libertà e la Rassegna italiana. Michele pensò quindi di avviarlo alla carriera militare. Carducci accorse nella città labronica e portò figli e nipoti a Bologna, dove provvide alla loro sistemazione e a tutte le loro necessità.[180]. Lettera a Carolina Cristofori Piva, 23 ottobre 1872, ora in M.Saccenti, cit., pp.724-726; i due amanti avevano stabilito di intrattenere una conversazione «fermo posta», in modo che i coniugi rispettivi non si accorgessero della relazione. Carducci manifesta anche la concezione della nemesi storica, secondo cui le colpe dei tiranni sono scontate dai discendenti posteri. Il 27 luglio Carducci ricevette da Carolina una lettera di ammirazione cui erano allegati dei versi e un ritratto. Il detentore del copyright ne permette l'uso per qualsiasi scopo , inclusa la riproduzione, l'uso commerciale e la modifica senza restrizioni. Gli fu intanto pretestuosamente affibbiata l'etichetta di «misocristismo», e qualcuno sparse la voce che il Venerdì Santo del 1857 fosse sceso in paese e in una taverna avesse osato dire all'oste: «Portami una costola di quel porco di Gesù Cristo». E surse ella che ignoti. Le sue origini risalgono a prima del 1212, anno in cui viene documentata come pieve. Sospese le lezioni, con grande dispiacere, per alcune settimane, e prese un periodo di riposo, durante il quale si recava a Ozano a trovare Giovanni Battista Gandino e a Firenze dal dottor Luigi Billi. Fu così che si recò per la Pasqua a casa della figlia Beatrice, a Livorno, e tornando a Bologna fece tappa a Castagneto, ritrovando i luoghi maremmani dell'infanzia, che continuavano a conservare nella sua fantasia un aspetto mitico. L'anno seguente villeggiò nei dintorni di Bologna, a Castiglione dei Pepoli, ma si recò ugualmente sulle Alpi per qualche giorno. Dei francesi trascurò quelli saliti alla ribalta negli anni della sua giovinezza; non si entusiasmò quindi per Taine o Flaubert, tanto per estrapolare due nomi soltanto dalla nutrita schiera di pensatori positivisti o scrittori naturalisti che avranno in Zola l'esponente più maturo e culminante. Poesia di Giosuè Carducci. L'impostazione soggettiva e spesso non organica di questi articoli fece sì che la loro risonanza fosse piuttosto contenuta. [17], Nella località maremmana nacque il terzo figlio, Valfredo (1841), in ossequio alle inclinazioni romantiche del padre. G.Bertoni, «La lingua poetica di Giosue Carducci», pp.98-100. L.M.Capelli, L'eccessiva irruenza gli aveva attirato le antipatie di alcuni facinorosi che spararono colpi di fucile contro la sua abitazione il 21 e il 23 maggio 1848; cfr. Nella primavera del 1886, al Carducci fu nuovamente chiesto di concorrere per un seggio alla Camera dei deputati. [90] L'alleanza di Ricasoli con il Papa intanto lo metteva di cattivo umore e andò inasprendo la sua tendenza anti-cattolica, aiutato in questo da una città che meno di Firenze scendeva a compromessi. «Io, conosciuto anche per Pinini, causa un raddoppiamento spostato nella coniugazione del verbo πίνειν ("bere")»; G.Carducci, F.Cristiani, «Il Carducci alla Scuola Normale», in, su Wikiquote, senza la parola iniziale <>, Pare che motivo dominante fosse la rabbia del Fanfani che, difensore della lingua, aveva subito varie volte le correzioni degli, Lettera di F.D.Guerrazzi a Silvio Giannini, Genova, 12 aprile 1858, Fu la tesi di Alberto Lumbroso; cfr.P.Bargellini, p.481. Nel 1868 però non ragionava così; si indignò per la pecoraggine del pubblico e si scagliò contro i sedicenti critici democratici, che volevano solo «discorsoni e versoni». Il numero degli allievi del neoprofessore andò via via calando, «perché la lezione di diritto commerciale messa su ultimamente mi toglie tutti i giovani», finché la mattina del 22 non poté nemmeno fare lezione, essendosi presentati solo in tre.[87]. Pare che, subito dopo aver ricevuto la visita del messo dell'Accademia di Svezia che gli portava la notizia del premio Nobel, come prima cosa abbia detto alla moglie: "Hai visto che non sono un cretino come tu hai sempre sostenuto?”[193]. Tra gli onori e i monumenti che gli furono innalzati dopo la sua morte c'è l'edizione nazionale delle Opere in 30 volumi (Bologna, N. Zanichelli, 1935-40) e delle Lettere in 22 volumi (Bologna, N. Zanichelli, 1939-68). D'altra parte, i normalisti lo ammiravano e gli volevano bene, consci inoltre del fatto che quando si avvicinavano gli esami era opportuno "tenerselo buono". Si scontrò duramente con i colleghi di università Francesco Fiorentino, Angelo Camillo De Meis e Quirico Filopanti,[110] si allontanò dalla Massoneria e attraversò un periodo di forte misantropia.[111]. La famosa scena fu immortalata da una caricatura del celebre pittore locale Nasica (pseudonimo di Augusto Majani), che era solito rappresentare nei propri bozzetti i momenti più significativi della vita cittadina. Il Carducci fu attaccato e stroncato da tutte le parti. [19] Già in questi anni cominciò a cimentarsi nella composizione di qualche verso, la Satira a una donna (1845) e l'appassionato Canto all'Italia (1847), entrambi in terzine. Switch template Interactives Show all. It had branches in Rome at the beginning of this century, and in Geneva (1917). Per questo, spesso e volentieri, respingeva personaggi caldamente raccomandati dalle Facoltà di appartenenza e particolarmente "protetti". Leggeva Michelet, Hugo, Proudhon, Quinet. La chiesa di Polenta di Giosuè Carducci Poesia "La chiesa di Polenta" di Giosuè Carducci Tags: Nessun tag Agile e solo vien di colle in colle quasi accennando l'ardüo cipresso. GIOSUE' CARDUCCI: RIASSUNTO PENSIERO. D.Ferrari, cit., ampia esegesi delle singole odi approfondite con grande dovizia di particolari. È noto l'episodio, riferito dal Nencioni stesso, di quando ad un'interrogazione di latino in cui ciascuno doveva tradurre e spiegare oralmente un passo ad libitum, Giosuè estrasse un libro non annotato di Persio, e lo espose con sbalorditiva maestria.[25]. Nel 1876 quindi i Carducci traslocarono in Strada Maggiore a Palazzo Rizzoli, un edificio signorile dalle volte a crociera con un cortile interno abbellito da colonne corinzie. Nella primavera dello stesso 1887 Giosuè aveva visitato per la prima volta la Pieve di San Donato in Polenta, a Bertinoro, dove secondo la tradizione pregarono Dante e Francesca da Polenta, immortalata nel quinto canto dell'Inferno. [81], Così, con decreto del 26 settembre 1860 venne incaricato dal Mamiani a tenere la cattedra di Eloquenza italiana, in seguito chiamata Letteratura italiana presso l'Università di Bologna, dove rimarrà in carica fino al 1904. Lo accompagnarono Ferdinando Cristiani e Pietro Luperini, due normalisti cui furono assegnati rispettivamente l'insegnamento della grammatica e delle umanità. Negli anni in cui fu senatore il Carducci prese solo tre volte la parola davanti all'illustre consesso. Si dedicò seriamente allo studio del tedesco con l'aiuto di un maestro, tanto che in breve tempo riuscì a padroneggiare i poeti più difficili e amati, quali Klopstock, Goethe, Schiller, Uhland, Von Platen, Heine. «Io alle volte ho paura di me stesso: quando rivolgendo l'occhio al mio di dentro, veggo che non istimo e non amo quasi più nessuno, che m'infingo in continuo sforzo, per non mostrare a quelli con cui discorro quanto sono buffoni e sputacchiabili», scriverà qualche mese più tardi. Nota dei curatori del vol. 1897: La chiesa di Polenta, obra a la qual posà música l'any 1903 Francesco Balilla Pratella; 1901: Rime e Ritmi; 1928: Primizie e reliquie, obra pòstuma; Reconeixements. [123], La storia, però, funge da maestra per i costumi degradati del presente che possono risollevarsi solo attraverso il maestoso insegnamento di un passato rievocato come una fusione della storia nella natura, spoglio ormai delle proprie componenti truci o barbare e materia prima della poesia, e come nel canto di Demodoco le fiamme di Ilio non bruciano più, ma vengono trasfigurate dal canto, che con totale serenità esplica la propria potenza, come una nave - leitmotiv della raccolta - che pacificamente risale la corrente del tempo. Nel marzo di quell'anno rimase incantato dalla capitale, mentre Domenico Gnoli gli fece da cicerone e lo presentò a Giovanni Prati al Caffè del Parlamento, dove trovarono casualmente il poeta toscano allontanatosi dal tardo romanticismo, in un incontro pieno di affetto e ammirazione reciproche. Carducci la portò provvisoriamente nella casa di Borgo Ognissanti, e poi, due mesi dopo, si trasferirono tutti in via dell'Albero, dove Giosuè riprese a lavorare e studiare. La prima pensata in quella forma e scrittene subito le prime strofi è All'Aurora; la seconda tutta di seguito è l'Ideale». Mother Church, finished in 1775. Non manca però anche un evidente legame con la cultura del positivismo: fiducia nella ragione, nella scienza e nel progresso, negazione di ogni prospettiva metafisica ed escatologica. Le Odi barbare sono una raccolta di cinquanta liriche scritte tra il 1873 e il 1889. quei che fûr poscia i Polentani e Dante. Durante le vacanze del 1853 a Celle, per esempio, prendeva da parte i ragazzi e parlava loro di letteratura. website builder. [171], La contestazione degenerò quindi, provocando il ferimento di alcuni ragazzi, e solo l'intervento di altri professori - tra cui Olindo Guerrini - riuscì a sottrarre il Carducci alla calca, dato che questi, imperturbabile, dichiarava che non se ne sarebbe andato prima di loro, le cui manifestazioni definì poi con disprezzo «prolungata esercitazione nelle imitazioni animalesche». Read Online (Free) relies on page scans, which are not currently available to screen readers. Studi per il Centocinquantenario della nascita di Giosue Carducci. [86], Il 15 gennaio cominciò le lezioni: il programma prevedeva lo studio della letteratura italiana prima di Dante. Carducci si sentiva molto legato alla sua terra e non esitò a mettere da parte i libri per assistere giorno e notte a Piancastagnaio, assieme al padre e a Dante, le persone che venivano contagiate dal morbo. Al contrario, gli ardori carducciani portavano il giovane ad infervorarsi per gli spiriti libertari e rivoluzionari di qualche anno prima; era in autori come Hugo, Proudhon, Michelet, Blanc, Thierry o Heine (che può considerarsi francese d'adozione) che Carducci vedeva riflesse le proprie aspirazioni e i propri sogni, le proprie speranze in una società dove l'uomo possa finalmente trovare libertà e dignità. L'aria salubre dovette rivelarsi una necessità ancor più forte negli anni successivi, dopo che nel 1885 fu colto per alcuni istanti da una semiparalisi del braccio destro mentre era intento agli studi quotidiani. Options. Più dura ma anche più soggettiva è la critica piovuta addosso a Carducci nel 1896, quando sulla Gazzetta letteraria meneghino-torinese comparvero alcuni testi a condanna di Giosuè, firmati con lo pseudonimo di Guido Fortebracci, l'ultimo dei quali avente per titolo La necessità di averlo abbattuto (di aver abbattuto cioè il Carducci). Stimolato dall'esempio dei poeti tedeschi Carducci volle dimostrare che la poesia italiana poteva non solo riprendere le tematiche dei greci e dei latini, ma mantenerne il metro. [174] Riaffiora dunque la preoccupazione sempre costante, nel Carducci, per il futuro della scuola, e la sua convinzione di quanto questa istituzione rappresentasse un perno cruciale da cui dipendeva il miglioramento della società italiana. Lettere Italiane Nella raccolta Rime e Ritmi (1889-1898), formata da 29 poesie, le composizioni in metrica tradizionale si affiancano a quelle in metrica barbara, come sottolinea lo stesso titolo; in esse vengono ricapitolati i motivi già presenti nelle precedenti opere, non senza delle interessanti novità. Il primo suo obiettivo era ottenere la collaborazione del massimo poeta nazionale, e siccome era dotato di buona dialettica ed era prodigo di promesse convinse il Nostro con la propria schiettezza. [(SACCENTI Mario) -] on Amazon.com. Tuttavia, la sua indole passionale lo portò a contatto anche con i romantici, soprattutto Schiller e Scott, mentre si entusiasmò per Leopardi[28] e Foscolo. Nei Decennali confluirono le poesie politiche, ad eccezione di quelle precedenti a Sicilia e la Rivoluzione (così volle l'autore), mentre le altre due sezioni riproducevano sostanzialmente i testi del volume pistoiese.[115]. Per questo fu scomunicato dalla Chiesa. Il 3 febbraio 1870 si spense la madre, cui era legatissimo e per cui nutriva una sorta di venerazione. Come si è visto, non aveva quindi smesso di scrivere poesie. Apprendiamo che Giosuè risiedeva, come negli anni innanzi, a Villa Adele, e mangiava poi all'Albergo della Cascata, dove giungeva in ritardo rispetto agli altri commensali, in quanto costantemente impegnato nello studio. Giosuè accettò, e nel febbraio 1871 apparvero le Poesie, suddivise in tre parti: Decennali (1860-1870), Levia Gravia (1857-1870) e Juvenilia (1850-1857). Captions. [26] Sono in ogni caso anni di intensa sperimentazione poetica, anni in cui Carducci cerca in tutti i modi di affrancarsi da un'impostazione romantica che l'educazione ricevuta e la corrente dominante avevano inevitabilmente imposto al ragazzo e ai componimenti della prima adolescenza. Proseguì l'insegnamento universitario e alla sua scuola si formarono personalità come Giovanni Pascoli[139], Severino Ferrari[140], Giuseppe Albini, Vittorio Rugarli, Adolfo Albertazzi, Giovanni Zibordi, Niccolò Rodolico, Renato Serra, Ugo Brilli, Alfredo Panzini[141], Manara Valgimigli, Luigi Federzoni, Guido Mazzoni, Gino Rocchi, Alfonso Bertoldi, Flaminio Pellegrini ed Emma Tettoni. Giosuè dovette quindi prendersi cura della famiglia, e tutti insieme si trasferirono a Firenze, andando ad abitare in affitto in una soffitta di Borgo Ognissanti.

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