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di | 9 Gennaio 2021

Qualche settimana fa tre ex militari israeliani hanno scritto un articolo sulla rivista Foreign Policy per argomentare che l’annessione sarebbe un disastro per le relazioni faticosamente costruite da Israele con i paesi limitrofi a maggioranza araba, Egitto e Giordania. Yehoshua: «L’annessione è apartheid. ISRAELE. Anche il primo ministro britannico Boris Johnson. «Proprio quando la pandemia da coronavirus e il crollo dei prezzi del petrolio hanno generato timori sulla stabilità interna delle monarchie del Golfo», scrivono gli ex militari israeliani su Foreign Policy, «i regimi che le controllano saranno obbligati a mostrarsi pubblicamente furiosi e a prendere provvedimenti, nel timore che i loro avversari – soprattutto l’Iran e la Turchia – possano usare il loro silenzio per criticare la legittimazione popolare delle case regnanti». Nonostante sia molto improbabile che l’Unione Europea decida di punire Israele con sanzioni finanziarie – che vanno approvate all’unanimità dal Consiglio dell’Unione Europea, l’organo che raduna i rappresentanti dei governi nazionali – diversi altri paesi potrebbero prendere provvedimenti simbolici come cancellare programmi di collaborazione scientifica o culturale, o addirittura riconoscere l’esistenza di uno stato palestinese in Cisgiordania. A metà maggio, dopo la formazione del nuovo governo israeliano, gli stati dell’Unione europea hanno cominciato a discutere l’ipotesi d’imporre sanzioni contro Israele in caso di annessione degli insediamenti. Paesi come l’Ungheria e l’Austria, considerati vicini al governo di Netanyahu, hanno più volte bloccato risoluzioni e decisioni contro l’esecutivo israeliano. L’annessione della Cisgiordania. Ma nell’ambito di quella “annessione strisciante”, le leggi israeliane sostanzialmente già si applicano ai coloni (non ai palestinesi che vivono nelle stesse aree). L’iniziativa in discussione offrirebbe un inquadramento legale alla realtà dei fatti, rendendola de iure, ma anche radicandola sempre di più. La Cisgiordania fu assegnata allo stato arabo dal Piano di partizione della Palestina, ma venne annessa da parte della Transgiordania, dopo la guerra del 1948.Nell'aprile del 1950, la Giordania (ex Transgiordania) annetté la Cisgiordania, ma l'annessione venne riconosciuta soltanto da Regno Unito e Pakistan. E aveva aggiunto: “Questa è un’occasione da non perdere”. L’annessione da parte di Israele significherebbe quasi sicuramente che i palestinesi proprietari di terreni nelle zone adiacenti o interni alle colonie – che in questi anni non hanno potuto sfruttarli per via delle restrizioni nell’Area C – subiranno un esproprio. A quel punto potrebbero approfittarne i gruppi politico-terroristi più radicali come Hamas o il Jihad Islamico, che ancora oggi incoraggiano la lotta armata contro Israele e sono state coinvolte nelle più recenti escalation di violenze nella Striscia di Gaza. Se ci dovesse essere un’annessione di parte di territori della Cisgiordania, questo vuol dire la fine dell’idea dei due Stati: Israele e Palestina. Uno scenario simile solleva interrogativi sullo status di questi palestinesi. Il piano comprende anche una lunga lista di condizioni che i palestinesi dovranno soddisfare. Il sito di Yedioth Ahronoth, uno dei principali quotidiani israeliani, sostiene che in caso di annessione valuteranno di riconoscere la Palestina sette paesi europei fra cui Francia, Spagna e Belgio. La violenza di Israele sulla Palestina è inaccettabile. In teoria oggi la massima autorità giuridica nei Territori occupati è l’esercito, che risponde al ministero della difesa. Il piano include anche l’istituzione di una capitale palestinese nei quartieri di Gerusalemme Est e la liberazione dei prigionieri palestinesi. Alle colonie non verrebbe garantito soltanto il territorio su cui sono state costruite ma anche alcune fasce di sicurezza e di collegamento col resto di Israele. Il primo luglio 2020 era la data fissata dal premier israeliano Benjamin Netanyahu per l’inizio del processo di annessione della Valle del Giordano, parte della più grande Cisgiordania (o West Bank). I principali leader politici mondiali da tempo hanno messo in chiaro che non difenderanno Israele in caso di un’annessione unilaterale. La settimana scorsa i vertici dell’esercito e delle principali agenzie di intelligence hanno tenuto una riunione per decidere come gestire eventuali escalation, mentre l’esercito si sta preparando per un’eventuale operazione che coinvolga anche i riservisti, che nelle principali operazioni di guerra dell’esercito vengono richiamati a decine di migliaia. Il piano di Trump prevede inoltre l’annessione a Israele delle zone della Cisgiordania che, secondo gli accordi di Oslo del 1993, sarebbero dovute andare a far parte di un futuro stato palestinese ma che ancora oggi sono a gestione civile e militare israeliana. Potrebbero esserci anche delle conseguenze per i palestinesi che possiedono le terre annesse e rischiano di perdere il loro diritto alla proprietà. Ma in base alle mappe presentate da Netanyahu e dalla Casa Bianca, gli esperti hanno calcolato il 20 per cento. Almeno per il momento, fra l’altro, nonostante l’Autorità Palestinese abbia annunciato la sospensione della collaborazione con Israele sulle questioni di sicurezza, «le cose non sono cambiate molto», ha fatto notare il giornalista israeliano Amos Harel, esperto di sicurezza. La “carica dei 450” contro l’annessione de facto della Cisgiordania da parte d’Israele. Secondo Shaul Arieli, israeliano esperto della questione, si tratterebbe del 23 per cento della terra annessa. Questo è possibile in parte applicando una legislazione che risale al periodo precedente all’occupazione israeliana. È anche vero che Trump è noto per la sua imprevedibilità e da un giorno all’altro potrebbe cambiare idea e approvare il piano, magari per rafforzare ulteriormente il legame con la sua base elettorale. Perché proprio adesso Era stato pubblicato sul sito del quotidiano israeliano Haaretz. Per approvare l’annessione sarebbe sufficiente l’approvazione di un’apposita legge da parte del Parlamento israeliano, la Knesset. A sua volta una nuova Intifada potrebbe portare al collasso dell’Autorità Palestinese – con cui Israele ha estesi rapporti di collaborazione – e a un temporaneo vuoto di potere. Ma cosa prevede il piano voluto da Netanyahu e che conseguenze avrebbe sulla soluzione dei due stati? Così la democrazia rischia di ammalarsi Il 1 luglio è arrivato, se ne è andato e non è successo niente . È un argomento che Israele perpetua fin dalla sua creazione nel 1948, in perfetta armonia con l’ideologia sionista che vi ha dato vita.Il sionismo è un movimento politico-ideologico di fine XIX secolo che aveva come missione quella di riportare gli ebrei in Palestina. Cosa cambierebbe concretamente Quali aree possono essere annesse in base al piano di Trump? Israele e l’annessione degli insediamenti in Cisgiordania. Dallo scorso febbraio, un comitato congiunto Usa-Israele sta lavorando per mappare l’annessione israeliana in Cisgiordania, in preparazione del riconoscimento americano di questa annessione. La comunità internazionale non ha mai riconosciuto l’occupazione israeliana come legittima, e ha sempre mantenuto la convinzione che in base ad accordi stipulati dopo la Seconda guerra mondiale la Cisgiordania spettasse ai palestinesi. La scorsa settimana una fonte del Times of Israel aveva detto di ritenere «improbabile» che l’amministrazione Trump approverà l’annessione della Cisgiordania entro il primo luglio. Non sembra un buon momento neppure per ottenere l’appoggio degli Stati Uniti: Trump è alle prese con la gestione della pandemia da coronavirus e delle estesissime manifestazioni contro il razzismo, e potrebbe decidere di non aprire un altro fronte potenzialmente problematico. Come tutte le decisioni di politica estera dell’Unione europea, gran parte delle sanzioni ufficiali contro Israele richiederebbe il consenso unanime dei paesi membri. In passato il governo aveva già approvato una misura del genere nei confronti della parte est di Gerusalemme e delle Alture del Golan, annesse rispettivamente nel 1980 e nel 1981 dal governo di destra di Menachem Begin. Lo scenario ideale di Netanyahu invece prevede un’annessione rapida e indolore, una serie di proteste che non portano a conseguenze concrete, e infine una vittoria da esibire ai suoi alleati della destra religiosa e nazionalista – che da sempre ambiscono ad allargare quanto più possibile il territorio israeliano – per convincerli a sostenerlo anche nei prossimi mesi, in cui dovrà affrontare un delicato processo. In certi casi il processo di annessione comporta anche l’assegnazione della cittadinanza alle persone che vivono in quel territorio. Per esempio, è così che Israele ha inglobato le alture del Golan e Gerusalemme Est, attraverso azioni unilaterali accompagnate da decisioni governative e leggi della knesset. Inoltre, ogni paese europeo può decidere di prendere i propri provvedimenti contro Israele senza consultare gli altri stati.Tuttavia, il responsabile della politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell, ha più volte sottolineato che la strada per le sanzioni è ancora lunga. Il punto è che questo tipo di annessione, di … A questo si aggiunge lo “scambio di territori e popolazioni” per l’area del deserto del Negev e della Galilea, nota come il Triangolo (in base al piano i cittadini arabi d’Israele che vivono nella zona saranno privati della cittadinanza e costretti a trasferirsi in territorio palestinese). Ma il potere basato a Ramallah è sempre più delegittimato internamente e a livello internazionale. Nel modello immaginato dall’amministrazione statunitense Israele annetterebbe al proprio territorio tutte le colonie esistenti e buona parte della cosiddetta Area C, cioè le zone della Cisgiordania che gli accordi di Oslo assegnavano a un futuro stato palestinese, ma la cui gestione civile e militare è rimasta nelle mani di Israele. Entrambi sono convinti che il piano avrà conseguenze disastrose sia per i palestinesi sia per gli israeliani. Questo articolo non è più commentabile. Le colonie israeliane sono state fondate a partire dalla fine della Guerra dei Sei giorni, combattuta nel 1967 fra Israele e una coalizione di stati arabi che stavano per attaccare per primi allo scopo di difendere gli interessi dei palestinesi: alla fine dei combattimenti Israele aveva occupato tutta la Cisgiordania, cioè la fascia di territorio che si estende da Gerusalemme fino alla sponda occidentale del fiume Giordano. Perché Israele non ha invaso la Cisgiordania. Abbonati al Post per commentare le altre notizie. Una mappa delle colonie e dei relativi terreni, colorati in azzurro (Vox). Di solito l’annessione è un’iniziativa unilaterale della potenza occupante, e non un’iniziativa raggiunta attraverso negoziati e accordi di pace con la parte occupata. Anche la quasi totalità della Valle del Giordano fa parte dell’Area C, tranne la città araba di Gerico: Netanyahu ha fatto capire che quella zona diventerebbe una exclave dei territori che rimarranno in gestione ai palestinesi. Anche la maggior parte dei paesi del mondo musulmano sono schierati con Amman e con i palestinesi. Alla base di quegli Accordi, però, c’era l’impegno di Israele a non procedere con l’ annessione del 30% della Cisgiordania occupata con le conquiste militari del 1967 (guerra dei Sei giorni) e … Senza il via libera Usa, Netanyahu rinvia l’annessione ma non rinuncia; Anche inviati Onu e Ue alla protesta palestinese contro l’annessione È possibile, insomma, che l’annessione israeliana fornisca una base legale alla situazione esistente, in cui ci sono due sistemi giuridici separati per israeliani e palestinesi. Il piano è stato duramente criticato dalla classe dirigente palestinese nonché dalla stragrande maggioranza della comunità internazionale, che storicamente ritiene che le colonie israeliane siano state costruite illegalmente in un territorio che appartiene ai palestinesi. Per prima cosa dovrà superare qualche resistenza interna: è vero che l’annessione della Cisgiordania è stata stabilita nel contratto di governo, e che tutti i partiti sono più o meno d’accordo che prima o poi vada realizzata. Il capo del partito Benny Gantz e il ministro degli esteri Gabi Ashkenazi sono stati attenti a esprimere sostegno al piano Trump nella sua interezza, e non a iniziative unilaterali di annessione slegate dalle altre parti del piano. Pompeo in Israele, verso il via libera all’annessione della Cisgiordania. Innanzitutto, renderebbe possibile sostituire l’amministrazione militare con le leggi e l’amministrazione israeliana. Nel caso non si portassero a termine, si priverebbe Israele di risorse accademiche e scientifiche, anche se non ufficialmente come nel caso delle sanzioni. L’annessione sarebbe seguita quasi certamente da grandi rivolte popolari nelle città arabe della Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Così lo Stato ebraico legittimerà l'”annessione di fatto” avviata nel 1967. Netanyahu conferma di voler procedere dal 1° luglio.

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