Il sentiero, molto marcato, resta basso, alla sua destra, e scende diritto fino alla sua parte bassa, proseguendo poi con qualche serpentina fra larici ed ontani, prima di prendere a destra ed attraversare il torrente del Gerlo. di inoltrarci, seguendo una strada asfaltata, nella val Lunga. La traccia è sempre visibile, ma putroppo in diversi tratti, al momento (agosto 2008) assai sporca: ontani invadenti la nascondono, l'erba la colonizza. Il sentiero attraversa una noiosa fascia di ontani e taglia lo sperone, traversando in piano sul lato opposto. Il sentiero procede verso destra e ci porta ad attraversare il ramo meridionale del torrente Dordonella, a 1800 metri circa, poco a monte rispetto ad un curioso panettone roccioso, iniziando, poi, ad inanellare una serrata serie di tornanti, che risalgono un versante dominato da ontani. Panorama orientale della bocchetta di Cogola. In prossimità dell’attacco del facile versante sotto il passo la traccia si fa più evidente e porta, con alcuni tornanti, ai 2316 metri del passo di Dordonella. lato occidentale della valle). dalla val Brembana e, dopo averlo percorso in direzione ovest, scendiamo Zufahrt zum Ausgangspunkt: Giro ad anello in una zona poco frequentata della val Tartano, si segue prevalentemente il Sentiero Alfredo (CAI 163). Caratteristico delle valli del Bitto e Lesina, ma presente in passato anche in val Tartano, è il caléc. In prossimità dell’attacco del facile versante sotto il passo la traccia si fa più evidente e porta, con alcuni tornanti, ai 2316 metri del, Dalla baita di Vallocci Alta inizia la parte più difficile della traversata, non per la presenza di passaggi delicati o esposti, ma per la necessità di prestare attenzione a non perdere la traccia. passo dobbiamo salire all'erbosa cima di Lemma (m. 2348, massima elevazione La pista, che ora ha fondo in cemento, prosegue verso lâinterno della valle e porta ai nuclei vicini di Pra di Ules (m. 1490) e di Arale (m. 1485), posti allo sbocco della Val Comunello o Cuminello. Il pizzo Pruna, insignificante dal versante di salita è invece imponente visto da campo Tartano e offre un panorama di primo ordine sulla bassa Valtellina e sulle montagne della Val Masino. sterrata, raggiungiamo in breve la località Biorca, frazione di Tartano Al centro dell’alpeggio c’è la caséra, la costruzione dove si depositano i formaggi e le ricotte per la salatura e la conservazione temporanea… La necessità di sorvegliare il bestiame durante il pascolo di notte, lontano dalla baita dei pastori, era risolta con una particolare forma di ricovero temporaneo, il bàit. Accompagnati da questi mesti pensieri ci mettiamo in cammino, portandoci appena oltre lâultima casa, dove vediamo un breve vialetto con fondo in erba, delimitato da una staccionata in legno, che introduce ad un sentierino il quale volge a sinistra e sale alle spalle delle case, sui ripidi prati del versante orientale della Val Lunga. La copertura veniva realizzata di volta in volta con elementi provvisori, per esempio una struttura in legno e un telo. Si lascia la macchina nel fondo valle in località Sirta di Forcola in prossimità del fiume Adda (270 m/slm). Dopo qualche tornante, raggiungiamo una zona battuta da slavine, e qui la traccia diventa assai incerta, ed in alcuni tratti quasi indistinguibile; non ci sono, però, problemi, perché, quando gli ontani si aprono un po', vediamo, più o meno sulla nostra verticale, la casera più bassa di Dordona (m. 1989), che possiamo raggiungere anche salendo a vista. a questo punto non possiamo, però, proseguire nel racconto dell'escursione senza prima presentare gli elementi di base per capire cos’è e come funziona un alpeggio. gande, poi su traccia di sentiero, al crinale che separa la val Lunga Un lavatoio coperto in cemento (che ha sostituito quello precedente probabilmente in pietra) resta come muto testimone di unâantica vita di comunità che oggi rivive parzialmente nei mesi estivi, quando le case rammodernate diventano sede di una gradevole villeggiatura. meridionale (cioè da quella verso il monte), saliamo, inizialmente per Escursione in Valtellina al ponte tibetano più alto dâEuropa In Val Tartano, una valle laterale della Valtellina sopra Morbegno, si trova il Ponte nel Cielo: un ponte tibetano alto 140 metri, lungo poco più di 200, che collega Campo Tartano a Frasnino, due località a ⦠Vicino alla chiesa alcune baite mostrano la tipica struttura con parte superiore, adibita a fienile, lignea ed inferiore, adibita a stalla, in muratura. à questo il punto più alto della traversata e da qui inizia la lunga e diretta discesa che riporta alla Pila. Nel successivo tratto con pendenza assai più dolce superiamo un secondo modesto corso d'acqua. SALITA : dalla chiesetta di Cambrembo si prosegue per larga mulattiera in piano, si passa accanto ad una casa e si raggiunge il ponticello in legno,che, scavalcato il torrente, conduce alla Baita Forno (1.473 m). Vi passò anche San Luigi Guanella, il quale scrisse, il 29 settembre 1885: âA sublime altezza, in Vallunga, è con ossario, la Chiesa di S. Antonio che fu il primo tempio parrocchiale un dì di Tartano perché è tradizione che i Bergamaschi venissero i primi a scavar, fra questi monti, il ferro ed a fissarvi poi residenza benevolaâ. Superato il torrente Cuminello, siamo alle belle baite di Arale, che conservano lâantica struttura della base in muratura e della parte rialzata parzialmente in legno. Esso era utilizzato nel caso in cui la permanenza dei pastori in una certa parte dell’alpeggio superava i 5-6 giorni. Sempre prestando attenzione a non perdere la traccia, discontinua, ci affacciamo allâalta, Non procediamo però sul sentiero principale che scende alla casera ma pieghiamo decisamente, Seguiamo ora il sentiero che per un buon tratto sale ripido verso ovest, fino ad un, Scendiamo su un largo e tranquillo canalone erboso, verso ovest-nord-ovest, tendendo leggermente a destra e giungendo in vista delle, Qui ignoriamo il sentiero che va a destra e traversa allâalpe Torrenzuolo e scendiamo verso sinistra, tagliando una fascia di radi larici e portandoci presso la parte alta di una fascia di prati. si può scendere a Fòppolo, in val Brembana. Prima del ponte, però, il sentiero, diventato ampia mulattiera lastricata, (m. 2095), su una traccia di sentiero che parte dal lato occidentale del Procediamo sulla pista verso nord, portandoci alla località Cesura, il cui nome segnala che qui termina la media valle ed inizia lâalta. Dosso dei Principi, o dei Turchi (Dos di Prinzep, m. 1432), così veniva chiamato (oggi viene semplicemente identificato con il Dosso). Questa chiesetta è, poi, una delle più pittoresche del versante orobico, posta comâè su un poggio panoramico che domina lâintera Val Lunga. e, superate le casere di lemma Bassa e di Sona Bassa, raggiunge un ponte, E', quindi, opportuno studiare bene la zona, nella salita; alla peggio, si può poi scendere a vista, con un po' di fatica, fra gli ontani, restando poco a sinistra di una macchia di larici, fino ad intercettare il sentiero nella diagonale sopra descritta. Il pascolo non è infatti ricco e, se il bestiame fosse lasciato libero, finirebbe con l’esaurirsi anzitempo. Proseguiamo diritti, verso nord, seguendo il sentierino che taglia il versante che scende ad est della cima Vallocci, segnato da tre valloncelli. A tale tipo di gestione corrisponde una struttura architettonica ben precisa: il pascolo d’alpeggio è suddiviso in bàrech, un reticolo di muretti a secco, più o meno regolare, che delimita “il pasto” di una giornata di malga. Superata una breve galleria paravalanghe, troviamo su entrambi i lati della pista uno slargo, in località Pila. Scendiamo su un largo e tranquillo canalone erboso, verso ovest-nord-ovest, tendendo leggermente a destra e giungendo in vista delle baita di quota 2112, nella parte alta dellâalpe Canale. La presenza delle piante testimonia che l'alpeggio era molto utilizzato, in passato; ora vi regna la solitudine. Volgiamo ora a destra (sud-est), attraversando un ampio recinto delimitato da bassi muretti a secco, per poi proseguire, su traccia, verso il fondo della valle (nella sua parte centrale), sempre rimanendo a sinistra del torrente. Il vescovo Feliciano Ninguarda, nel resoconto della sua visita pastorale del 1589, scrive: âA un miglio e mezzo oltre Tartano câè Sparavera con poche famiglie. Da Tartano parte, infine, una carrozzabile che si addentra in Val Lunga (mentre la Val Corta non è percorribile con mezzi motorizzati), toccando le frazioni di Valle (m. 1237), Rondelli (m. 1276), Piana (m Per completare l'anello della Val di Tartano, dobbiamo saldare l'anello Val Lunga-Val Corta all'anello Val di Lemma-Val Budria. (Massimo Dei Cas, www.paesidivaltellina.it), Designed by David KohoutCopyright © 2003 - 2020 Massimo Dei Cas, successiva dell'escursione, vedi foto sotto a destra), seguendo i segnavia su una traccia L'anello Val Lunga - versante occidentale della Val Madre, per il passo di Dordonella e la bocchetta di Cogola, - GALLERIA DI IMMAGINI - CARTE DEL PERCORSO, Apri qui una panoramica sulla Val Tartano dalla bocchetta di Cogola, Apri qui una fotomappa della salita al passo di Dordonella. Lasciamo alle spalle una cappelletta e seguiamo la pista fino al punto nel quale volge a destra e comincia a scendere verso il fondovalle. non solo l'alta val Lunga, con una bella visione sinottica dei laghi Grande La speranza è che si proceda alla sua pulitura, perché la val Dordonella è fra gli angoli più belli ed escursionisticamente più interessanti della Val Tartano. La forma di alcuni portali e finestre tradisce un influsso veneziano (in età moderna Bergamo e le sue valli appartenevano alla Serenissima Repubblica di Venezia), ed alcuni documenti nellâarchivio parrocchiale parrebbero dimostrare la dipendenza della chiesa dei Santi Giovanni ed Antonio dalla parrocchia di Valleve Bergamasco. Il Tartano ora scorre alle nostre spalle, e difficilmente si può immaginarlo tanto potente e furioso da travolgere una casa sul lato opposto del fondovalle. Il sentiero, molto marcato, resta basso, alla sua destra, e scende diritto fino alla sua parte bassa, proseguendo poi con qualche serpentina fra larici ed ontani, prima di prendere a destra ed attraversare il. La riproduzione della pagina o di sue parti è consentita previa indicazione della fonte e dell'autore Si tratta di una costruzione molto allungata (20-30 metri) a un solo piano, con muratura in pietrame a secco e tetto a due falde con manto di copertura in piode selvatiche (se il fronte verso valle è aperto la costruzione prende il nome di tecia)… I baituu ospitavano fino a 90 capi di bestiame. Più comodo e meno faticoso, anche se più lungo, è però il percorso che passa per il passo di Dordonella, posto sulla depressione che chiude ad est la valle. quale dobbiamo scendere. Culmina a soli 1070 metri in corrispondenza di Campo Tartano e sfocia nell'Adda all'altezza del paese di Sirta. Procediamo verso nord sul sentierino che confluisce in una pista sterrata, ed in breve, superata una valletta, raggiungiamo un ripiano, inatteso su un versante caratterizzato da una ripidità che pare una sfida alla gravità newtoniana. Dal Percorrendo la ss 38, dopo il viadotto sul Tartano la lasciamo per prendere a destra (per chi proviene da Milano) e poco dopo ancora a destra, imboccando la strada che dopo 12 tornanti raggiunge Campo Tartano. Il sentierino passa a valle del rudere quotato 2095 metri e tocca il rudere quotato 2059 metri, mentre a sinistra la valle è dominata dalla rocciosa cima quotata 2487 metri, scendendo poi ad intercettare un sentiero più basso e marcato (possiamo utilizzare anche questo, intercettandolo scendendo verso nord-est dalla baita Vallocci Alta), che si porta al costone roccioso che separa la Valle della Matta dalla Valle di Boninvento. Grande e, seguendo i segnavia che si staccano verso ovest dalla sua sponda Fra le famiglie che lo abitavano in passato gli archivi hanno conservato i nomi di Laurenzo de Bulanti del Fondrino (1503), Giovanni e Camino del Fondrino, Francesco detto Turco (1556), Turco Battista (1614), Turco Matteo (1556), Carlo Laurenzi (1580), Brisa Giò Antonio (1558) e Giò Pietro Turco (1670). di sentiero che ne risale il fianco erboso meridionale. abbiamo superato un dislivello complessivo Scendiamo prendendo leggermente a sinistra (nord-est), su debole traccia, passando per il rudere di quota 2225 m. e raggiungendo la baita di Vallocci alta (m. 2057). Seguendo i segnavia, Qui ignoriamo il sentiero che scende verso destra, portandosi al fondovalle, e proseguiamo diritti, verso nord, superando il torrente principale della valle. Proseguiamo fino a Tartano e qui prendiamo a sinistra la strada di Val Lunga. Oltre il vallone, la traccia ci lascia di nuovo, ma, dopo aver piegato a destra e risalito senza difficoltà un dosso erboso (da studiare in funzione della discesa), siamo, alfine, al bel. Alla nostra destra il pannello del Parco delle Orobie Valtellinesi ed un tavolo in legno con panche per una sosta amena. Apri qui una fotomappa della salita alla bocchetta di Cogola. Se però siamo buoni camminatori, potremmo anche allungare di alcune ore Esiste anche, nei luoghi più remoti a monte di Prata Camportaccio, in Val Chiavenna, unâalpe Sparavera. Guardando a sinistra, infine, vediamo, alte su una ripida fascia di prati, due baite quotate 1699 metri. segnalano che a destra sale il sentiero per il passo di Tartano, mentre più rapidamente quota, oltrepassando la Prima Baita ed attraversando Lâorigine stessa dei fondatori di diverse contrade di Val Lunga era bergamasca. Il bàit era diffuso in val Tartano e nelle valli del Bitto e del Lesina; a volte era a due posti. I Turchi, quindi, câerano davvero. Ignorata una deviazione a sinistra, scendiamo diretti, con pochi tornanti, fino ad intercettare la pista di Val Lunga appena prima della galleria paravalanghe della Pila. La traccia prosegue verso sinistra (nord) e riattraversa anche il ramo settentrionale del torrente Dordonella, piegando poi a destra e portando alla baita della Cima (m. 2175); possiamo anche accorciare la salita risalendo direttamente il dosso erboso a monte del baitone, superando la baita isolata sopra menzionata ed affacciandoci al gradino di soglia dell’alta valle, dove, proseguendo verso nord-est, guadiamo il torrente Dordonella, attraversiamo un bàrek (il recinto di bassi muretti in pietra costruito per contenere il bestiame dopo il pascolo) utilizzando gli zapèl (porte, aperture nel muretto) e ci portiamo alla baita della Cima, che è posta proprio sotto la verticale della cima Vallocci. I Tartanesi memori di tanta sventura la tramandano ai posteri nel primo centenario. L'anello val Lunga-val Corta ci permette, partendo da Tartano, di risalire interamente la val Lunga e di tornare al paese scendendo dalla val di Lemma. Tagliato il costone, ci affacciamo alla Valle di Boninvento, ad una quota di circa 2000 metri. lago e sale facilmente fra qualche roccetta. Trekking: l'anello della Val Tartano ⢠Media tappa ore 6 dislivello salita m. 1100, discesa 1100 m. ⢠Tipo percorso: ad anello ⢠Pranzo al sacco con propri viveri Rientro: Ore 18.00 partenza da Tartano Ma, come tutti i fiumi di una certa portata, quando si âveste a festaâ e fa la voce grossa costringe lâuomo a misurare tutta la propria impotenza. Ai tornanti segue una diagonale verso destra, che ci porta nei pressi del roccioso fianco meridionale della valle, ed una nuova svolta a sinistra. Qui seguiamo il sentiero che prende a destra (nord) e traversa al crinale che separa lâalpe Canale dallâalpe del Gerlo, raggiungendone il filo in corrispondenza di un grande ometto, per poi scendere alla baita di quota 2112 metri. su questa strada, ma non sarà un percorso noioso, perché ci permette di Val Tartano - Laghi del Porcile - Cima di Lemma. raggiungendo, con qualche tornante, il fondovalle, superando il torrente Dal passo si apre l’ampio scenario dell’alta Valmadre, con il passo di Dordona (m. 2061), cui giunge una sterrata che prosegue scendendo a Foppolo. in località Barbera, dove la val di Lemma si congiunge con la val Budria. poi raggiungere, seguendo i segnavia su un percorso che comincia a salire Questo tipo di baite, abbastanza comuni in alta Valtellina ed in Valle Spluga, sono invece sul versante retico ed orobico quasi del tutto assenti, eccezion fatta, appunto, per la Val Tartano. Siamo in cammino da 7 ore ed L'anello Val Tartano-Val Madre L'anello Val Lunga - versante occidentale della Val Madre, per il passo di Dordonella e la bocchetta di Cogola SECONDA GIORNATA: Rifugio Casera di Dordona-Baita Vallocci Alta-Valle della Matta-Val La casera più bassa (alla cui sinistra è posta una baita più piccola) è circondata da una fascia di rigogliosi "lavàz", piante di romice o rabarbaro alpino, caratteristiche di molti alpeggi, perché prosperano nei terreni molto grassi, quindi concimati dalle mucche (intorno alle baite e nei "grass" dove alloggia la malga). Sparavera è nome intrigante, riconducibile al milanese âsparavéeâ, cioè âsparvieroâ. un ultimo sforzo e saliamo anche al terzo dei laghi, il lago di Sopra Poi il terzo strappo, al termine del quale attraversiamo una brevissima macchia di larici, uscendo in vista della cascata del torrente Tartano, più in alto, di fronte a noi. Il problema, casomai, è nella discesa, perché solo qualche ometto aiuta, mentre la fascia di ontani è piuttosto disorientante (un tempo vi erano segnavia rosso-bianco-rossi, ora pressoché scomparsi). Proseguiamo diritti, verso nord, seguendo il sentierino che taglia il versante che scende ad est della cima Vallocci, segnato da tre valloncelli. Numerose baite sono collocate sull’alpeggio in corrispondenza dei principali spostamenti. La scritta in alto attesta che il dipinto fu commissionato da Gusmeroli Luigi e dal fratello Francesco (il che spiega la scelta dei santi). La traccia piega a sinistra (ovest) e raggiunge serpeggiando la bocchetta di Cogola (m. 2410), appena a sud del monte Seleron, dalla quale ci affacciamo di nuovo alla Val Lunga, con ottimo colpo dâocchio che raggiunge lâalto Lario. CARTE DEL PERCORSO SULLA BASE DI GOOGLE-EARTH, Copyright © 2003 - 2021 Massimo Dei Cas La riproduzione della pagina o di sue parti è consentita previa indicazione della fonte e dell'autore Qui dobbiamo stare attenti a non prendere il sentiero di sinistra, che porta DESCRIZIONE DELL'ESCURSIONE LÂitinerario che andremo a percorrere (detto anello della Val Tartano), parte da Tartano, risale la Val Lunga e fa ritorno al punto di partenza scendendo prima per la Val di Lemma e poi per la Val Corta. Per raggiungerlo dobbiamo superare il vallone scavato dal ramo meridionale del torrente Dordonella, che il sentiero riattraversa, da destra a sinistra, in un tratto in cui è ben visibile e sostenuto da un muretto a secco; il problema, però, è arrivare al guado, perché prima la traccia non è sempre visibile e, nel punto in cui aggira il modesto dosso prima del vallone, è ben nascosta da una fascia di antipaticissimi ontani. Torniamo dunque alla casera di lemma Alta (m. 1986) e, invece di scendere verso il fondovalle, seguiamo il sentiero che, aggirando un ampio dosso, ci porta all'alpe gemella che chiude ad occidente l'alta val di Lemma. Dopo un primo tratto in un bosco di larici, il sentiero prosegue all’aperto, diritto, sul fianco orientale della valle: i segnavia sono pochi, e sono quelli “storici” rosso-giallo-rossi. Qui la strada diventa sentiero, entra in un bosco e comincia a guadagnare Comunque, con un po' di pazienza veniamo a capo anche di questa difficoltà. Seguiamo ora il sentiero che per un buon tratto sale ripido verso ovest, fino ad un grande ometto. Il Ponte nel cielo è lungo 234 metri e sospeso a oltre 140 metri di altezza che collega i due versanti della Val Tartano in corrispondenza della frazione di Campo: una localizzazione panoramica che offre ai visitatori una vista unica sulla all'alpe di Sona di Sopra, ma quello che scende leggermente verso destra, su un ponte il torrente che scende dalla val Dordona. di vertigine. Si tratta di un rifugio trasportabile in legno con copertura inclinata rivestita, negli esempi più recenti, in uso fino a qualche anno or sono, in lamiera. Un teschio ai piedi di San Francesco ci ammonisce sulla brevità e fragilità della vita umana. Fra queste due baite ed il ponte, nel punto in cui il sentiero volge leggermente a sinistra e si interrompe un muretto alla nostra sinistra, sul limite basso dei prati, possiamo individuare, con un po’ di attenzione, la partenza di una traccia che se ne stacca sulla sinistra, risalendo i prati con un breve tratto a destra ed una diagonale a sinistra, e portando alle due baite di quota 1699 (se non troviamo la traccia, possiamo ugualmente salire, senza troppa difficoltà, a vista). Sirta è posto proprio allâimbocco della val Fabiòlo. scende a ridosso del torrente che forma alcune marmitte dei giganti seminascoste Su una baita ristrutturata di Pra di Ules troviamo un secondo dipinto, che raffigura una Sacra Famiglia circondata da due santi. Il sentiero scende verso nord, passa per la baita isolata di quota 1998, attraversa una valletta, tocca la baita isolata di quota 1943, supera una seconda valletta e raggiunge la casera di Boninvento, a quota 1821 metri. prima di raggiungere Tartano, possiamo fermarci sul ciglio della strada Dalla baita di Vallocci Alta inizia la parte più difficile della traversata, non per la presenza di passaggi delicati o esposti, ma per la necessità di prestare attenzione a non perdere la traccia. Lasciamo, dunque il sentiero per la casera di Porcile ed imbocchiamo questo sentierino, che ci porterà in, Dopo qualche tornante, raggiungiamo una zona battuta da slavine, e qui la traccia diventa assai incerta, ed in alcuni tratti quasi indistinguibile; non ci sono, però, problemi, perché, quando gli ontani si aprono un po', vediamo, più o meno sulla nostra verticale, la, Dobbiamo salire alla casera di quota 2071, a nord-est della prima (si tratta di un bel baitone che vediamo in alto a sinistra): anche in questo caso se perdiamo la traccia (cosa non difficile, dal momento che è visibile solo a tratti), possiamo salire a vista, in diagonale, puntando al baitone e cercando di non stare troppo bassi. (m. 1140), dalla quale risaliamo all'automobile percorrendo una strada asfaltata. In ogni alpeggio il bestiame si sposta dunque quotidianamente da un bàrech all’altro, restando prevalentemente all’aperto (in pochi alpeggi sono previsti stalloni – baitùu – o tettoie aperte per il ricovero notturno o in caso di brutto tempo). Per fare questo dobbiamo passare dalla val di Lemma alla val Budria. Qui troviamo il tradizionale rifugio Beniamino, riconoscibile per la caratteristica facciata a diedro, ed il nuovo rifugio Il Pirata. per osservare il bello scorcio sulla valle e sul versante retico. passo dobbiamo arrivare, ma vale la pena evitare il percorso diretto, optando presentazione. Facciamo Unâescursione in Val Lunga fino a tre bacini alpini e picnic con salumi Menatti Andiamo alla scoperta dei laghi di Porcile, tre graziosi laghetti alpini che si affacciano sui pianori della Val Lunga, una delle vallate che caratterizza il paesaggio della Val Tartano. Siccome si tratta di un percorso classico, si trova indicato su diversi cartelli ed è interamente coperto dai segnavia rosso-bianco-rossi. Dal lago di Sopra di può Per raggiungere il punto di partenza dobbiamo salire in Val Tartano, staccandoci dalla ss 38 dello Stelvio sulla destra, per chi proviene da Milano, dopo il viadotto del Tartano. leggere il racconto di questo ulteriore itinerario, apri la successiva Oltre lâomonimo bivacco, allâaltezza di un capanno seguiamo il segnavia 163 per il Püstarèsc e per il pizzo della Pruna, appunto il Sentiero dei ponti.Sempre sullâitinerario 163 attraversiamo il maggengo Fopp e, di nuovo nella pecceta, saliamo al punt dèla Pescia, un ponticello in legno. Anello di Granito Cartografia Report News Contatti Menu Val Tartano Dosso Tacher Accesso: a Morbegno si segue la statale dello Stelvio in direzione di Sondrio fino ad imboccare la deviazione per Tartano. variante di cui parleremo. Alla seconda baita pieghiamo leggermente a destra, seguendo il sentiero che scavalca un vallone e si approssima ad uno sperone che divide in due rami la parte alta della Val Cogola. Proseguiamo fino a, Non ci portiamo al ponte, ma un buon tratto prima, nel punto in cui il sentiero volge leggermente a sinistra e si interrompe un muretto alla nostra sinistra, sul limite basso dei prati, cerchiamo a monte la partenza di una traccia che risale i prati con un breve tratto a destra ed una diagonale a sinistra, e portando alle due baite di quota 1699 (se non troviamo la traccia, possiamo ugualmente salire, senza troppa difficoltà, a vista). Vi leggiamo: âIn questa casa cercarono scampo Amalia e Carolina prima di essere travolte, con la sorella Caterina, la mamma Maria Bulanti e la cognata Luigia Mainetti, dalle acque furenti del Tartano la notte dal 27 al 28 settembre 1885. Parcheggiamo qui lâautomobile, ad una quota approssimativa di 1280 metri. Alcuni di questi nuclei abitati, come accade spesso in val Tartano, Lasciamo, dunque il sentiero per la casera di Porcile ed imbocchiamo questo sentierino, che ci porterà in val Dordonella. Qui piega a destra e comincia a traversare verso nord il circo terminale della valle, fra massi e radi pascoli, con quale saliscendi, fino a raggiungere la base del ripido canalino che adduce alla bocchetta Cogola. Al di là di questa chiesa vi è il monte che divide la regione dal territorio di Bergamo.â Ed in effetti guardando a sud i due principali passi verso la bergamasca, di Porcile e di Tartano, si distinguono facilmente. Passiamo così per le baite isolate di quota 1900 e 2029. Da qui possiamo scendere facilmente verso destra e raggiungere il rifugio Casera di Dordona (m. 1930), aperto d'estate, se vogliamo dividere in due giornate la traversata. Ci rimettiamo in cammino, sulla pista sterrata che ci porta alle Tegge (m. 1425), dove su una baita troviamo un dipinto che raffigura la Beata Vergine del Carmine con a sinistra San Francesco ed a destra San Luigi. foto sopra, a destra), al primo dei tre laghi, il lago Piccolo (m. 2005). Pila di Tartano 27-9-1985â. Dalla baita proseguiamo piegando decisamente a sinistra (ovest-nord-ovest) e traversando quasi in piano, fino ad attraversare il vallone terminale della Valle Palà . Un tempo le loro foglie erano molto apprezzate, perché il gambo è succoso e dolce, e con le foglie molto giovani e tenere si cucinava anche una minestra, la "menéstra cui lavazìi"; venivano, poi, utilizzate per avvolgere burro, mascarpa e stracchini. al passo di Tartano, segnalato da una evidente croce (m. 2108). Dalla cima dominiamo Uscito dalla selva di ontani, il sentiero procede quasi in piano verso nord. Bene: è tempo di riprendere il cammino in direzione della casera di quota 2071, a nord-est della prima (si tratta di un bel baitone che vediamo in alto a sinistra): anche in questo caso se perdiamo la traccia (cosa non difficile, dal momento che è visibile solo a tratti), possiamo salire a vista, in diagonale, puntando al baitone e cercando di non stare troppo bassi. Lâanello della Val Fabiolo e il Ponte Tibetano La Val Fabiolo è una perla racchiusa nelle pieghe della bassa Valtellina. Dobbiamo prestare attenzione ad una deviazione che prende a sinistra ed attraversa una nuova fascia di ontani, uscendone in vista della testata della valle. Questa struttura consiste essenzialmente nei quattro muri perimetrali e in una apertura a valle per l’accesso. Vero è che il soprannome degli abitanti della frazione era âTetuuâ, che vale âgrandi bevitoriâ. Che ci sia una vaga allusione allâamenità del luogo che forse poteva indurre a qualche concessione edonistica di troppo? L'anello ci permette, partendo da Tartano, di risalire interamente la val Lunga e di tornare al paese scendendo dalla val di Lemma. Riprendiamo la camminata verso nord, quasi in piano e, traversata una nuova valletta, giungiamo allâepicentro di questo collage di contrade, annunciato dal campanile della chiesa di S. Antonio, lâantica Sparavera (oggi più frequentemente denominata S. Antonio, m. 1443). Zona solitaria, panoramica sui sottostanti Laghi di Porcile e sulla Val di Tartano in Valtellina. Ma il panorama più bello è quello verso est, e mostra uno splendido spaccato delle cime della catena orobica centrale.
Mostrare A Richiesta Cruciverba, American Staffordshire Terrier Allevamenti, Frasi Sulla Mancanza Di Una Persona Speciale, Ambulatori Medici San Lazzaro, Rossella Zito Età, Villa Alfonso, Pozzuoli, Marta Di Betania, Scadenza 730 2020,