leopardi pensiero filosofico

di | 9 Gennaio 2021

Esse possono essere seguite attraverso le pagine dello Zibaldone e si manifestano con evidenza nei testi letterari, come i Canti e le Operette morali. Giacomo Leopardi L’opera di Giacomo Leopardi costituisce un riferimento imprescindibile nella tradizione letteraria italiana. «O forse erra dal vero,mirando all'altrui sorte, il mio pensiero:forse in qual forma, in qualestato che sia, dentro covile o cuna,è funesto a chi nasce il dì natale.». «Fra Meraviglia e sdegno, / dall'Eden odorato in cui soggiorna, / rise l'alta progenie, e me negletto / disse, o mal venturoso, e di piaceri / o incapace o inesperto, il proprio fato / creder comune, e del mio mal consorte / l'umana specie. Nel culmine del suo pessimismo Leopardi, raggiunto ormai il nichilismo, scrive anche un inno al Male, l'Inno ad Arimane (ca. Filosofia e Poesia in Giacomo Leopardi di Giulio Moraca Così parlò Zarathustra è infatti un poema filosofico. Per usare termini cari a Nietzsche (che, non a caso, considerava notoriamente Leopardi e Pindaro fra i massimi poeti), il comico è il rovescio del tragico; e il tragico leopardiano scaturisce dalla percezione di un destino di infelicità nel divario fra esistenza o vita materiale voluta dalla Natura e vita interna o sentimento dell’esistenza stessa; fra alto sentire dell’individuo e inganni e menzogne della società e della cultura della propria patria e del proprio secolo.». che fissano lo spirito umano, e gl’impediscono di progredire, conforme hanno sempre fatto i sistemi ec. Il pensiero e la poetica di Giacomo Leopardi sono caratterizzati dal pessimismo, l'aspetto filosofico che caratterizza tutto l'evolversi delle idee e degli ideali del poeta e filosofo italiano, assumendo nel tempo connotazioni diverse. Quella pianta ha troppo caldo, questa troppo fresco; troppa luce, troppa ombra; troppo umido, troppo secco.(...) In certi ambiti culturali, invece, per via di condizionamenti di pensiero, vi è stato chi ha voluto separare nettamente la filosofia dalla poesia. [95][96], «[...] Così tra questaimmensità s'annega il pensier mio:e il naufragar m'è dolce in questo mare.», Se il pensiero razionale di Leopardi espresso nello Zibaldone e in altre sue prose sembra improntato all'agnosticismo e al materialismo, è stato fatto notare tuttavia come nella sua poetica trovi invece espressione un modo di sentire più legato al vitalismo,[97] o ad una sorta di panteismo che concepisce la natura come animata da un principio spirituale immanente e panpsichista. Esso viene cercato soprattutto grazie alla sua facoltà immaginativa che può concepire le cose che non sono reali. Notevole il saggio di Umberto Bosco Titanismo e pietà in G.L. Dice l’intelletto: l’amore è illusione, sola verità è la morte. La luce e la tenebra sono archetipo e simbolo di Essere e di Nulla, di vita e di morte, di verità e di menzogna. Cfr. Or questo bisogno ella ci ha dato senza la possibilità di soddisfarlo, senza nemmeno aver posto la felicità nel mondo. E conchiudo che senza amor nazionale non si dà virtù grande.». Come Foscolo, Leopardi pensa che la religione cristiana abbia spinto l'uomo a disprezzare la vita, ma si spinge poi oltre, poiché la Chiesa, vietando il suicidio (che comunque Leopardi non approva per motivi "solidaristici") ha spinto l'uomo a temere la morte, che invece, nella visione pessimistica, libera l'uomo sofferente da tutti i mali. Vico, Gianbattista - Pensiero filosofico. La natura assume così l'aspetto di una madre sadica, che genera le sue creature per vederle soffrire. Per Giacomo Leopardi la causa dell’infelicità umana è la natura che, considerata in un primo momento buona e benigna, viene in seguito vista come «matrigna», malvagia e feroce, in quanto suscita nell’uomo speranze e illusioni che poi delude sempre. Oggi l’esilio non si suol dare veramente per pena, ma come misura di convenienza, di utilità ec. non amore, sola causa degna di vivere ec.). Se il ridicolo cade sopra bagattelle, e sopra, dirò quasi, lo stesso ridicolo, oltre che nulla giova, poco diletta, e presto annoia. [149], Il pensiero leopardiano è stato anche definito "pensiero poetante", dal titolo di un saggio di Antonio Prete, che riprende la metafora usata da Martin Heidegger per descrivere la poesia di Friedrich Hölderlin, e in questa veste è stato anche analizzato a fondo da Emanuele Severino nell'opera Il nulla e la poesia.[150]. Si tratta di una tematica basata su una visione materialista dell'esistenza, in cui la natura gli appare come un'implacabile forza creatrice ma allo stesso tempo distruttrice, perché dapprima genera gli uomini per poi farli morire nella sofferenza. [155], Non è possibile identificare nei Canti una poetica unitaria, ma piuttosto l'evolversi di linee diverse, spesso compresenti, legate in modo non rigido ma dinamico all'evolversi del pensiero leopardiano.[159]. [159] Per questa ragione, fra l'altro, i Canti pisano-recanatesi sono stati a lungo indicati come "Grandi idilli". [79], «E quante volte / Favoleggiar ti piacque, in questo oscuro / Granel di sabbia, il qual di terra ha nome, / Per tua cagion, dell'universe cose / Scender gli autori, e conversar sovente / Co' tuoi piacevolmente, e che i derisi / Sogni rinnovellando, ai saggi insulta / Fin la presente età, che in conoscenza / Ed in civil costume / Sembra tutte avanzar.», Una parte della critica ha più volte evidenziato il materialismo, da lui spesso ribadito, e l'ateismo sostanziale di Leopardi, sebbene questo non sia mai stato espresso in maniera esplicita e univoca, e che secondo alcuni consiste più che altro in un agnosticismo, come quello del successivo Cioran, una posizione come quella di alcuni filosofi antichi, come di attrazione-rifiuto verso la religione, più che di radicale ripulsa.[80]. Si tratta di una feroce satira, poco gradita dal "dedicatario" Gino Capponi, diretta contro i cattolici liberali (in particolare contro Niccolò Tommaseo, uno dei più accaniti critici contemporanei del Leopardi, al punto di indirizzargli anche veri e propri insulti[136]) del progresso sterilmente ottimistico, preso di mira anche con La ginestra, al quale contrappone il suo solito pessimismo e sarcasmo, un'invettiva - sotto forma di finta ritrattazione - contro il XIX secolo, nella quale Leopardi prevede i tempi e denuncia il grande potere della stampa, il consumismo, le guerre imperialistiche e mondiali che cominceranno a scatenarsi all'inizio del XX secolo, il colonialismo italiano, la corruzione della politica, la demagogia di quanti promettono felicità alle masse, non potendo prometterla ai singoli individui, fino al grande progresso scientifico (facendo riferimenti anche ad Alessandro Volta), ma non morale e umano, che si verificherà (addirittura prevede i voli sopra l'Europa[137], cioè l'aviazione, mentre all'epoca esistevano solo le mongolfiere). La poesia è l'erede della festa arcaica, cioè del momento in cui l'uomo respira al di sopra dell'oppressione del dolore della vita. [9], La Natura indifferente di Leopardi (e di Lucrezio prima e Foscolo poi) anticipa, inoltre, anche la visione evoluzionistica di biologi come Charles Darwin[48] (selezione naturale) e gli esponenti del neodarwinismo[49], e quella di filosofi come Bertrand Russell. Nel 1940 Adriano Tilgher sostiene che esiste una filosofia di L., che non è sistematica né procede per astrazioni (L. non indaga i problemi gnoseologici o metafisici); essa ora si serve di un’espressione lirica o letteraria (Canti, Operette morali), ora è comunicata in modo immediato, solitamente non elaborato, attraverso lo Zibaldone. per liberarsi della presenza di una persona, per impedirla da quel tal luogo ec. Secondo alcuni autori Leopardi anticiperebbe anche il nichilismo di Nietzsche[14] e quello dell'esistenzialismo ateo moderno, ad esempio quello di Albert Camus (che però reca in sé la speranza) o di Emil Cioran[64][65], Schopenhauer è, invece, se possibile (pur rifiutando anch'egli il suicidio in quanto affermazione di volontà, invece di ricercare la noluntas) ancora più pessimista di Leopardi. Anche nella fase successiva, Leopardi esprime comunque stima per il pensatore ginevrino, specialmente per l'introspezione e la tendenza alla meditazione solitaria[22][23], ma ogni idea di "buon selvaggio" - ormai percepito come "bestione vichiano" - verrà abbandonata, sulla scia di Voltaire. Letteratura italiana — Il pensiero di Leopardi: il percorso filosofico, la concezione della Natura, lo sviluppo del pessimismo e l'elaborazione di una poesia filosofica…. Rigoni, In compagnia di Cioran, Padova, ed. [149] Lo stesso Harrison definisce Leopardi come «uno dei pensatori più originali e radicali del XIX secolo». La gravità della pena d’esilio consisteva nel trovarsi l’esiliato.[76]». Solo la consapevolezza della poesia può smascherare l'ignoranza della scienza e alleviare la sua incapacità a porre rimedio al dolore umano. Come certe esperienze personali di rapporti di lavoro sviluppano nel proletario una consapevolezza particolarmente intensa del carattere classista della società capitalistica (quel «senso di classe» così difficile ad acquisire per l'uomo di sinistra di origine non proletaria), così la malattia contribuì potentemente a richiamare l'attenzione del Leopardi sub rapporto uomo-natura. «[...] Se mai grazia fu chiesta ad Arimane ec. e ancora, accusando di ipocrisia il cristianesimo: «Si può osservare che il Cristianesimo, senza perciò fargli nessun torto ha per un verso effettivamente peggiorato gli uomini. Sia nella più mite stagione dell’anno. Nel 1803 l’amministrazione dei beni familiari è tolta al padre, che si ritira quindi in una velleitaria attività di letterato dilettante, e passa nelle mani della … Il suo pessimismo ha una matrice filosofica nel materialismo del Settecento derivato dal razionalismo dell'Illuminismo, oltre che nelle sue riflessioni personali. Il dolce mele non si fabbrica dalle industriose, pazienti, buone, virtuose api senza indicibili tormenti di quelle fibre delicatissime, senza strage spietata di teneri fiorellini. Queste sensazioni, in un primo momento potrebbero suscitare gioia, ma in realtà fanno rivivere al poeta momenti di profonda malinconia, avendo la consapevolezza che tali gioie non è più possibile riviverle come da fanciullo. [4] Non c'è finalismo, ma esistenza fine a se stessa, di cui la Ginestra è il simbolo vivente, in quanto raccoglie in sé l'essenza ultima dell'essere (la nullità), in essa si fortifica, facendone l'unica illusione possibile; in Leopardi quindi, come in Lucrezio, ontologia e fenomenologia vengono quasi a coincidere. Leopardi considera la natura come una matrigna crudele e indifferente ai dolori degli uomini, una forza oscura e misteriosa governata e da leggi meccaniche e inesorabili. Sia pur quanto volete ridente. Leopardi vita, pensiero, e "Cantico notturno di un pastore errante dell'asia" Cat: Italiano Materie: Tesina Dim: 20.25 kb Download: 657 Voto: 3.5 . Moltissimi autori influenzarono Leopardi e su di essi formò il suo pensiero: in particolare Luciano di Samosata, Omero, Socrate, Platone, Saffo, Cicerone, la Bibbia (spec. Chi non piacque al proprio tempo, cioè, viene avvolto facilmente dalla dimenticanza. Tutti questi temi polemici, con l'aggiunta del tema solidaristico, verranno ripresi nella Ginestra. Questa concezione, che è alla base della maggior parte della produzione poetica di Leopardi, emerge per la prima volta con assoluta chiarezza nel Dialogo della Natura e di un Islandese, un'Operetta morale scritta nel 1824. Vana la ricerca della felicità e del miglioramento significativo della condizione umana - individuale, collettiva e ultraterrena, con la caduta delle illusioni di gioia, progresso, rivoluzioni, religione - non resta che un eroico atto di sfida, che rispetto alla ribellione del singolo in Foscolo e Alfieri, presenta la ricerca della solidarietà umana autentica contro la natura. Sull'indifferenza e la "crudeltà" della natura, e la mancanza di un disegno di bontà Darwin scrisse come esemplificazione: «Perché la Natura, la Natura / senza cuore e senza ragione /nulla sente e nulla sa». Nello Zibaldone Leopardi annota le proprie riflessioni circa il linguaggio adottato nella poesia: egli scrive di adoperare "una lingua per i morti", sottolineando l'uso di parole arcaiche, desuete, fuori dal loro contesto. Perché chi non possiede la felicità, è infelice, come chi non ha di che cibarsi, patisce di fame. Secondo altri critici, in specie Daniela Marcheschi che ne ha studiato il particolare "umorismo", la lettura in chiave nichilista di Leopardi è molto dubbia, parendo piuttosto il frutto dell'assunzione di una prospettiva nichilista tutta novecentesca: infatti, «Leopardi non si arrende mai all’esistente, e la sua opera, progetto del giornale compreso, lo sottolinea di continuo. Il pensiero leopardiano e la sua poetica sono strettamente legati alla sua formazione classicistica, latina classica, greca antica e in seguito anche illuministica. in proposito anche gli studi che il filosofo, Paolo Ruffilli, Introduzione alle Operette morali, Garzanti. Per Manzoni è possibile migliorare la società, tuttavia entrambi gli scrittori sono assertori della violenza naturale e storica che colpisce l'uomo nel corso della sua esistenza; a differenza dei liberal-moderati impegnati, essi non nutrono speranze di vero rinnovamento, tutto è destinato alla sofferenza e al dominio del più forte. Esemplare un brano celebre dello Zibaldone (§§ 1393-94), «che merita di essere qui riletto per intero sia per l’intrinseco rilievo teoretico e la padronanza di alcune fonti (in particolare il pensiero sul comico di Aristotele, Giamblico e Proclo) sia per le implicazioni relative alla gestazione stessa delle Operette morali[70]: «A volere che il ridicolo primieramente giovi, secondariamente piaccia vivamente, e durevolmente, cioè la sua continuazione non annoi, deve cadere sopra qualcosa di serio, e d'importante. La propria nazione, coi suoi confini segnati dalla natura, è la società che ci conviene. [133] Per entrambi rimane una speranza, ossia che gli uomini, contro la loro stessa natura umana e contro la legge meccanica della Natura, possano resistere grazie ad una morale solidaristica di fondo.[134]. [27] Per il poeta (che non rinnega comunque la sua dottrina sul piacere come "attesa" e "assenza di dolore"), la natura, che ora viene considerata maligna, dopo aver generato un uomo, tende a eliminarlo per dar luogo ad altri individui in una lunga vicenda di produzione e distruzione, destinata a perpetuare l'esistenza e non a rendere felice il singolo. Sembra anche ormai acquisita la sua dimensione filosofica, nel contesto di una riflessione compiuta sulla modernità, nell’Italia di primo Ottocento. [68]», Leopardi giunge ad attaccare e deridere le superstizioni umane e le religioni in quanto vengono usate per rendere più misera e non più felice, tramite le illusioni, gli individui[94], considerando dannoso e poco virile l'aver abbandonato la via razionalista aperta dall'illuminismo, la vera luce, a cui gli uomini hanno preferito il buio. [28], Come per Pietro Verri, il piacere più vero, a cui poi subentra la noia, è la semplice cessazione del dolore. Giacomo Leopardi è una delle figure letterarie più complesse da studiare ed esplorare, definito dai molti “il poeta dei giovani”, per via della sua personalità ricca di ombre e costantemente tesa verso l’infinito. Lo Zibaldone è la chiave per comprendere come al centro dell'opera di Leopardi appaia costante la tematica del dolore esistenziale, sfociante nella sua visione pessimista della vita. Omai disprezza [19] L'infelicità dell'uomo è dunque un prodotto della ragione moderna, e per Leopardi le epoche passate sono migliori di quelle presenti. Giovanni Gentile, che legge L. con interessi filosofici, nell’intento di rivalutare le Operette morali, arriva ad affermare che L. è autentico e grande filosofo. Il pensiero filosofico di Giacomo Leopardi: riassunto dalla fase del pessimismo storico alla soluzione della solidarietà ne ''La ginestra'' (5 pagine formato doc). [14], Nonostante Leopardi abbia trascorso l'infanzia condividendo l'esperienza felice del gioco con i suoi fratelli minori, ed in essa abbia dimostrato particolare vivacità e spensieratezza, le esperienze dell'adolescenza e della prima giovinezza lo conducono a pensare che la vita sia stata spietata con lui, ma che altri possono essere felici (pessimismo personale o soggettivo, detto anche pessimismo psicologico). Intervista a Cioran di R. Arquès in M.A. pensiero filosofico e poetica le tre fasi del pessimismo leopardiano l’infelicitÀ umana per tutta la vita, leopardi si pone sempre la stessa domanda: perchÉ gli esseri umani sono infelici? Il materialismo in Leopardi si alimentò in realtà già da quando, giovanissimo, si diede a coltivare le scienze, in particolare l'astronomia, oltre alla fisica e alla chimica. Leopardi: vita, opere, pensiero del poeta recanatese dei Canti. Leopardi, Cantico del gallo silvestre. Ma il pessimismo, che troppo spesso si attribuisce a Leopardi è di fatti solo un’etichetta, Già si avvicinerebbe di più a definire il suo pensiero un concetto come quello di nichilismo – ma in senso filosofico, non emotivo. A questo proposito, l'idillio L'infinito è paradigmatico della poetica che si suole definire "idillica". [78] Nonostante però la scienza, come la filosofia, si proponga di risanare il dualismo che separa l'uomo dalla natura, anch'essa è vittima di un'illusione, per di più inconsapevole e perciò presuntuosa, perché tale ricomposizione non sarà mai oggettiva, ma sempre ingannevole. Introduzione al pensiero filosofico di Giacomo Leopardi. Osserva inoltre che i "termini", ovvero i vocaboli determinati, sono prosastici, mentre le parole, quanto più sono "vaghe" ed "indefinite" tanto più risultano poetiche. Leopardi, per Rensi, oppone agli Inni Sacri le odi impeccabili, dove “il pensiero si eleva, amaro ma imperterrito, a constatare che l’infinito è vacuo di divinità. Interessanti sono anche le opere satiriche degli ultimi anni, che riprendono temi delle Operette, ma in cui la vena poetica non viene meno: i Paralipomeni della Batracomiomachia (contro i reazionari, ripresa della Batracomiomachia dello pseudo-Omero), il capitolo I nuovi credenti (sugli spiritualisti cattolici napoletani, dedicata ad Antonio Ranieri) e la Palinodia. La poesia d'immaginazione è caratterizzata dalle civiltà antiche, poiché fantastica. Ci siamo già occupati del pensiero filosofico di Seneca, in alcuni precedenti articoli (cfr. Il pensiero di Leopardi: il percorso filosofico, la concezione della Natura, lo sviluppo del pessimismo, la teoria del piacere e l'elaborazione di una poesia filosofica La vecchiezza è male sommo: perché libera l'uomo di tutti i piaceri, lasciandogliene gli appetiti; e porta seco tutti i dolori". Preferiva adoperare una certa distinzione fra poesia d'immaginazione e poesia di sentimento. INTRODUZIONE AL PENSIERO FILOSOFICO INTRODUZIONE AI PARALIPOMENI INTRODUZIONE ALLE OPERETTE MORALI OPERETTE MORALI: TESTO COMPLETO. Tuttavia è innegabile un nesso tra la malattia fisica e il pessimismo: a parte l'invocazione alla morte come fine della sofferenza, Leopardi afferma che per tutti gli uomini la vita è fondamentalmente dolore, e che la felicità possibile è fuggirlo. In questo dialogo la Natura si mostra del tutto indifferente alla sofferenza dell'uomo, che è soltanto un elemento del ciclo universale di produzione e distruzione. Categoria: Filosofia Contemporanea. Appunto dettagliato sulla vita e sul pensiero filosofico di Søren Aabye Kierkegaard, critico del Cristianesimo. Significativi sono, a questo proposito, alcuni versi in conclusione del Canto notturno di un pastore errante dell'Asia (vv. In altri momenti Leopardi approfondisce la sua meditazione sul problema del dolore e conclude scoprendo che la causa di esso è proprio la natura, perché essa stessa ha creato l'uomo con un profondo desiderio di felicità, pur sapendo che egli non può mai raggiungerla. il cui straordinario amor patrio è ben noto ec. E io amo e vivo e voglio vivere. (Un(incontro(con(Gaspare(Polizzi,(storico(del(pensiero(filosofico(e(scientifico(! vissuto affettivo personale: profondi scambi e amicizie con intellettuali, e complesse frequentazioni con il mondo femminile (Geltrude Cassi Lazzari. Leopardi vedeva il mondo così, e non sapeva il perché. Il pensiero di Leopardi: il percorso filosofico, la concezione della Natura, lo sviluppo del pessimismo e l'elaborazione di una poesia filosofica…, Letteratura italiana — La poetica rappresenta l'insieme dei principi e degli obiettivi che guidano l'attività creativa (temi, linguaggio, destinatari, finalità) del poeta recanatese. Quanto più la materia del ridicolo è seria, quanto più importa, tanto il ridicolo è più dilettevole, anche per il contrasto ec. Leopardi filosofo: l’atarassia   Su Leopardi filosofo si è detto e scritto molto, e oggi sembra sia unanime il riconoscimento della qualità del suo apporto al pensiero filosofico. [14][87] In essa tuttavia ridicolizza anche il progressismo materialista dell'Ottocento: «Dipinte in queste riveSon dell'umana genteLe magnifiche sorti e progressive.Qui mira e qui ti specchia,secol superbo e sciocco,Che il calle insino alloradal risorto pensier segnato innantiabbandonasti, e, vòlti addietro i passi,del ritornar ti vanti, e procedere il chiami[88]», «Il Cristianesimo è un misto di favorevole e di contrario alla civiltà, di civiltà e di barbarie; effetto dell’incivilimento, e nemico de’ suoi progressi 1. come lo sono tutte quelle opinioni ec. [29] Per Leopardi, il piacere più vero è l'assenza epicurea di ogni turbamento (atarassia; cioè non il piacere "cinetico", ma "catastematico"), ma, essendo questa difficile da raggiungere, si può dire che il vero piacere è solo nell'attesa. Secondo lui, la vera poesia è morta, dato che solo quella è frutto della fantasia degli antenati, e che oramai non rimane altro che replicare ad essa. [62], A differenza di Schopenhauer, che si ispira a Kant e Platone e agli aspetti superficiali del buddhismo (ignorandone la parte religiosa), Leopardi nascerebbe filosoficamente dagli stoici, dai cinici, dall'illuminismo materialista, dal pessimismo greco e dall'epicureismo pessimista di Lucrezio: la legge meccanicistica dell'universo lucreziano sarebbe quindi l'origine vera del pensiero leopardiano più nichilista. Non così anticamente dove il fine principale dell’esiliare, era il gastigo dell’esiliato. Il pensiero e la poetica di Giacomo Leopardi sono caratterizzati dal pessimismo, l'aspetto filosofico che caratterizza tutto l'evolversi delle idee e degli ideali del poeta e filosofo italiano, assumendo nel tempo connotazioni diverse. Quell’albero è infestato da un formicaio, quell’altro da bruchi, da mosche, da lumache, da zanzare; questo è ferito nella scorza e cruciato dall’aria o dal sole che penetra nella piaga; quello è offeso nel tronco, o nelle radici; quell’altro ha più foglie secche; quest’altro è roso, morsicato nei fiori; quello trafitto, punzecchiato nei frutti. L'Infinito è un chiaro esempio della vocazione poetica leopardiana; il sentimento dell'indefinito è sollecitato molto dal paesaggio circostante, non indicato con precisione, ma attraverso attributi vaghi e indefiniti. Ma il vero modo di respingerla non consiste nel negare, come pure si è fatto, ogni incidenza della malattia e della deformità fisica nella genesi della Weltanschauung leopardiana, di fare, quindi, del pessimismo leopardiano un fatto puramente «spirituale» o, seguendo un altro indirizzo, puramente politico-sociale. Le forme di piacere, per Leopardi, sono realizzabili anche tramite l'assenza del dolore, anche se questo presupposto, nella visione leopardiana, non sembra essere realizzabile. Esse possono essere seguite attraverso le pagine dello Zibaldone e si manifestano con evidenza nei testi letterari, come i Canti e le Operette morali. l pensiero di Leopardi nasce e si sviluppa nel periodo compreso tra il 1817 e il 1837, anno della morte del poeta.

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