anello val tartano

di | 9 Gennaio 2021

Pieghiamo quindi leggermente a destra e scendiamo alla baita di quota 1772, proseguendo verso nord-est, in direzione del margine superiore del bosco. Ci affacciamo così al gradino di soglia dell’alta valle, dove, proseguendo verso nord-est (leggermente a destra), guadiamo il torrente Dordonella, attraversiamo un bàrek (il recinto di bassi muretti in pietra costruito per contenere il bestiame dopo il pascolo) utilizzando gli zapèl (porte, aperture nel muretto) e ci portiamo alla baita della Cima, che è posta proprio sotto la verticale della cima Vallocci. Ignorata una deviazione a sinistra, scendiamo diretti, con pochi tornanti, fino ad intercettare la pista di Val Lunga appena prima della galleria paravalanghe della Pila. Imbocchiamo così la Pedemontana orobica ma la lasciamo quasi subito prendendo a destra e salendo lungo la provinciale della Val Tartano, che dopo 12 tornanti ci porta a Campo Tartano. Per capirlo dobbiamo fare un salto indietro nel tempo. Grande e, seguendo i segnavia che si staccano verso ovest dalla sua sponda Alla seconda baita pieghiamo leggermente a destra, seguendo il sentiero che scavalca un vallone e si approssima ad uno sperone che divide in due rami la parte alta della Val Cogola. Al termine del secondo strappo troviamo, sulla nostra sinistra, una vasca di cemento per la raccolta dell'acqua. La casera più bassa (alla cui sinistra è posta una baita più piccola) è circondata da una fascia di rigogliosi "lavàz", piante di romice o rabarbaro alpino, caratteristiche di molti alpeggi, perché prosperano nei terreni molto grassi, quindi concimati dalle mucche (intorno alle baite e nei "grass" dove alloggia la malga). Al centro dell’alpeggio c’è la caséra, la costruzione dove si depositano i formaggi e le ricotte per la salatura e la conservazione temporanea… La necessità di sorvegliare il bestiame durante il pascolo di notte, lontano dalla baita dei pastori, era risolta con una particolare forma di ricovero temporaneo, il bàit. Si lascia la macchina nel fondo valle in località Sirta di Forcola in prossimità del fiume Adda (270 m/slm). Apri qui una fotomappa della salita alla bocchetta di Cogola. Qui la lasciamo per proseguire diritti ed i mmetterci sul sentiero che, procedendo in direzione sud-sud-est, porta alla casera ed ai laghetti di Porcile (si tratta del "sentér de la Crus de Purscìl"). Scendiamo prendendo leggermente a sinistra (nord-est), su debole traccia, passando per il rudere di quota 2225 m. e raggiungendo la baita di Vallocci alta (m. 2057). Qui piega a destra e comincia a traversare verso nord il circo terminale della valle, fra massi e radi pascoli, con quale saliscendi, fino a raggiungere la base del ripido canalino che adduce alla bocchetta Cogola. Si tratta di un rifugio trasportabile in legno con copertura inclinata rivestita, negli esempi più recenti, in uso fino a qualche anno or sono, in lamiera. scende a ridosso del torrente che forma alcune marmitte dei giganti seminascoste Oltre il vallone, la traccia ci lascia di nuovo, ma, dopo aver piegato a destra e risalito senza difficoltà un dosso erboso (da studiare in funzione della discesa), siamo, alfine, al bel. Superato un vallone raggiungiamo la baita Palà (m. 1764), sulla parte alta della valle omonima. Sempre prestando attenzione a non perdere la traccia, discontinua, ci affacciamo all’alta, Non procediamo però sul sentiero principale che scende alla casera ma pieghiamo decisamente, Seguiamo ora il sentiero che per un buon tratto sale ripido verso ovest, fino ad un, Scendiamo su un largo e tranquillo canalone erboso, verso ovest-nord-ovest, tendendo leggermente a destra e giungendo in vista delle, Qui ignoriamo il sentiero che va a destra e traversa all’alpe Torrenzuolo e scendiamo verso sinistra, tagliando una fascia di radi larici e portandoci presso la parte alta di una fascia di prati. Da qui il panorama sia verso il fondo della Val Lunga, con il passo di Porcile, il monte Valegino ed il passo di Tartano, che in direzione opposta, verso nord (Val Tartano con il Culmine di campo e, sul fondo, la cima del Desenigo nel gruppo del Masino) è già molto suggestivo. Il sentiero procede verso destra e ci porta ad attraversare il ramo meridionale del torrente Dordonella, a 1800 metri circa, poco a monte rispetto ad un curioso panettone roccioso, iniziando, poi, ad inanellare una serrata serie di tornanti, che risalgono un versante dominato da ontani. meridionale (cioè da quella verso il monte), saliamo, inizialmente per Esso era utilizzato nel caso in cui la permanenza dei pastori in una certa parte dell’alpeggio superava i 5-6 giorni. Riprendiamo la camminata verso nord, quasi in piano e, traversata una nuova valletta, giungiamo all’epicentro di questo collage di contrade, annunciato dal campanile della chiesa di S. Antonio, l’antica Sparavera (oggi più frequentemente denominata S. Antonio, m. 1443). (m. 2095), su una traccia di sentiero che parte dal lato occidentale del Si tratta di una costruzione molto allungata (20-30 metri) a un solo piano, con muratura in pietrame a secco e tetto a due falde con manto di copertura in piode selvatiche (se il fronte verso valle è aperto la costruzione prende il nome di tecia)… I baituu ospitavano fino a 90 capi di bestiame. Oltre il vallone, la traccia ci lascia di nuovo, ma, dopo aver piegato a destra e risalito senza difficoltà un dosso erboso (da studiare anch'esso in funzione della discesa), siamo, alfine, al bel baitone, anch'esso preceduto da una fascia di rigogliosi "lavàz". Anello Storico per pensionati Crostata innovata per Eleonora In Val di Mello Ottobre nei Cech Anello Chempo-Poira Dalla Val Fabiòlo alla Val Tartano Una casa nei Cech (12) -ciao alla stanza delle femmine!-Una casa nei Cech Vicino alla chiesa alcune baite mostrano la tipica struttura con parte superiore, adibita a fienile, lignea ed inferiore, adibita a stalla, in muratura. Il bàit era diffuso in val Tartano e nelle valli del Bitto e del Lesina; a volte era a due posti. Parcheggiamo qui l’automobile, ad una quota approssimativa di 1280 metri. abbiamo superato un dislivello complessivo Lasciamo, dunque il sentiero per la casera di Porcile ed imbocchiamo questo sentierino, che ci porterà in, Dopo qualche tornante, raggiungiamo una zona battuta da slavine, e qui la traccia diventa assai incerta, ed in alcuni tratti quasi indistinguibile; non ci sono, però, problemi, perché, quando gli ontani si aprono un po', vediamo, più o meno sulla nostra verticale, la, Dobbiamo salire alla casera di quota 2071, a nord-est della prima (si tratta di un bel baitone che vediamo in alto a sinistra): anche in questo caso se perdiamo la traccia (cosa non difficile, dal momento che è visibile solo a tratti), possiamo salire a vista, in diagonale, puntando al baitone e cercando di non stare troppo bassi. Dopo qualche tornante, raggiungiamo una zona battuta da slavine, e qui la traccia diventa assai incerta, ed in alcuni tratti quasi indistinguibile; non ci sono, però, problemi, perché, quando gli ontani si aprono un po', vediamo, più o meno sulla nostra verticale, la casera più bassa di Dordona (m. 1989), che possiamo raggiungere anche salendo a vista. Di fronte a noi, dunque, l’ampio e ripido versante sud-occidentale della cima, che potrebbe essere affrontato, anche se con fatica, fin quasi sotto la cima, dove si deve piegare a destra per portarsi sul crinale meridionale. Il passo è una meta classica anche per chi pratica lo sci-alpinismo, che verso sud-ovest (destra), fino a raggiungere un bivio: le indicazioni ci Sirta è posto proprio all’imbocco della val Fabiòlo. I tronchi della parte lignea, poi, sono incastrati negli angoli con la tecnica del block-bau o cardana, importata in Valtellina dai Walser. In prossimità dell’attacco del facile versante sotto il passo la traccia si fa più evidente e porta, con alcuni tornanti, ai 2316 metri del, Dalla baita di Vallocci Alta inizia la parte più difficile della traversata, non per la presenza di passaggi delicati o esposti, ma per la necessità di prestare attenzione a non perdere la traccia. Sparavera è nome intrigante, riconducibile al milanese “sparavée”, cioè “sparviero”. L’anello dei Lupi: ecco una proposta escursionistica ricca di fascino fin dalla denominazione stessa, che rimanda alla bocchetta di Lupi, uno dei suoi snodi fondamentali. di vertigine. della val Corta; proseguendo su quella che ormai è diventata una strada Percorrendo la ss 38, dopo il viadotto sul Tartano la lasciamo per prendere a destra (per chi proviene da Milano) e poco dopo ancora a destra, imboccando la strada che dopo 12 tornanti raggiunge Campo Tartano. (Massimo Dei Cas, www.paesidivaltellina.it), Copyright © 2003 - 2021 Massimo Dei Cas Designed by David Kohout, Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti), GIORNATA UNICA: La Pila-Arale -Val Dordonella-Passo di Dordonella-Baita Vallocci Alta-Valle della Matta-Val Boninvento-Valle e bocchetta di Cogola-Casera del Gerlo-La Pila, PRIMA GIORNATA: La Pila-Arale -Val Dordonella-Passo di Dordonella-Baita Vallocci Alta-Rifugio Casera di Dordona, SECONDA GIORNATA: Rifugio Casera di Dordona-Baita Vallocci Alta-Valle della Matta-Val Boninvento-Valle e bocchetta di Cogola-Casera del Gerlo-La Pila, SINTESI. Superato Branzi , a poca distanza da Foppolo , a sn la strada per S.Simone , che termina al parcheggio alto (ultimo breve tratto non asfaltato, il resto pieno di buche). Volgiamo ora a destra (sud-est), attraversando un ampio recinto delimitato da bassi muretti a secco, per poi proseguire, su traccia, verso il fondo della valle (nella sua parte centrale), sempre rimanendo a sinistra del torrente. In località Rondelli troviamo segnalata dal un cartello una Si tratta di un anello che si snoda sul limite sud-orientale della Val di Tartano, e prevede un’incursione in alta Valmadre. Ci attende il primo di tre strappi piuttosto severi, al termine del quale un tratto quasi pianeggiante supera un modesto corso d'acqua. dal lato di sud-est del lago, al passo di Porcile (m. 2290), dal quale Guardando a sinistra, infine, vediamo, alte su una ripida fascia di prati, due baite quotate 1699 metri. Proseguiamo fino a, Non ci portiamo al ponte, ma un buon tratto prima, nel punto in cui il sentiero volge leggermente a sinistra e si interrompe un muretto alla nostra sinistra, sul limite basso dei prati, cerchiamo a monte la partenza di una traccia che risale i prati con un breve tratto a destra ed una diagonale a sinistra, e portando alle due baite di quota 1699 (se non troviamo la traccia, possiamo ugualmente salire, senza troppa difficoltà, a vista). Per raggiungerlo dobbiamo superare il vallone scavato dal ramo meridionale del torrente Dordonella, che il sentiero riattraversa, da destra a sinistra, in un tratto in cui è ben visibile e sostenuto da un muretto a secco; il problema, però, è arrivare al guado, perché prima la traccia non è sempre visibile e, nel punto in cui aggira il modesto dosso prima del vallone, è ben nascosta da una fascia di antipaticissimi ontani. Vi passò anche San Luigi Guanella, il quale scrisse, il 29 settembre 1885: “A sublime altezza, in Vallunga, è con ossario, la Chiesa di S. Antonio che fu il primo tempio parrocchiale un dì di Tartano perché è tradizione che i Bergamaschi venissero i primi a scavar, fra questi monti, il ferro ed a fissarvi poi residenza benevola”. Dosso dei Principi, o dei Turchi (Dos di Prinzep, m. 1432), così veniva chiamato (oggi viene semplicemente identificato con il Dosso). in località Barbera, dove la val di Lemma si congiunge con la val Budria. presentazione. quale dobbiamo scendere. Lasciamo alla nostra destra, ad una certa distanza, il baitone dell’alpe, portandoci al caratteristico doppio terzetto sfalsato delle baite della Casera del Gerlo (m. 1897). Anello di Granito Cartografia Report News Contatti Menu Val Tartano Dosso Tacher Accesso: a Morbegno si segue la statale dello Stelvio in direzione di Sondrio fino ad imboccare la deviazione per Tartano. di sentiero che ne risale il fianco erboso meridionale. Anello di Granito Cartografia Report News Contatti Menu Val Tartano Per ingrandire le immagini cliccate con il mouse (o premete Maiuscolo sulla tastiera). Poco Ma il panorama più bello è quello verso est, e mostra uno splendido spaccato delle cime della catena orobica centrale. Ci affacciamo così alla parte mediana della Val Cògola ed aggirato un dosso, verso ovest, vediamo davanti a noi la casera di Cogola (m. 1795). L’anello della Val Fabiolo e il Ponte Tibetano La Val Fabiolo è una perla racchiusa nelle pieghe della bassa Valtellina. Strana la poca presenza della Val di Tartano all'interno di Hikr... D'accordo che il posto è remoto e che la strada, attorcigliata su di un lato della Valtellina, non aiuta, d'accordo che le Superato il torrente Cuminello, siamo alle belle baite di Arale, che conservano l’antica struttura della base in muratura e della parte rialzata parzialmente in legno. segnalano che a destra sale il sentiero per il passo di Tartano, mentre Scendiamo su un largo e tranquillo canalone erboso, verso ovest-nord-ovest, tendendo leggermente a destra e giungendo in vista delle baita di quota 2112, nella parte alta dell’alpe Canale. Siamo in cammino da 7 ore ed Dopo un primo tratto in un bosco di larici, il sentiero prosegue all’aperto, diritto, sul fianco orientale della valle: i segnavia sono pochi, e sono quelli “storici” rosso-giallo-rossi. a questo punto non possiamo, però, proseguire nel racconto dell'escursione senza prima presentare gli elementi di base per capire cos’è e come funziona un alpeggio. Qui seguiamo il sentiero che prende a destra (nord) e traversa al crinale che separa l’alpe Canale dall’alpe del Gerlo, raggiungendone il filo in corrispondenza di un grande ometto, per poi scendere alla baita di quota 2112 metri. Cima di Lemma Laghi del Porcile Val Tartano. In Val Tartano un itinerario di trekking che attraversa 5 ponti ognuno con una storia, funzione e architettura immersi nella natura orobica. Da Tartano parte, infine, una carrozzabile che si addentra in Val Lunga (mentre la Val Corta non è percorribile con mezzi motorizzati), toccando le frazioni di Valle (m. 1237), Rondelli (m. 1276), Piana (m valle. Lasciamo, dunque il sentiero per la casera di Porcile ed imbocchiamo questo sentierino, che ci porterà in val Dordonella. Un teschio ai piedi di San Francesco ci ammonisce sulla brevità e fragilità della vita umana. Per raggiungere il passo dalla baita della Cima dobbiamo volgere a destra (sud-est), attraversando un ampio recinto delimitato da bassi muretti a secco, per poi proseguire, su traccia, verso il fondo della valle, sempre rimanendo a sinistra del torrente. Ci aiuta Dario Benetti, nell’articolo “I pascoli e gli insediamenti d’alta quota” (in “Sondrio e il suo territorio”, edito da IntesaBci nel 2001), nel quale descrive la struttura e l’organizzazione tipica degli alpeggi orobici nell’area del Bitto (dalla Val Lesina, ad ovest, alla valle del Livrio, ad est): “Gli alpeggi di questa zona, anche quelli comunali, erano prevalentemente dati in affitto a comunità di pastori. Fra queste due baite ed il ponte, nel punto in cui il sentiero volge leggermente a sinistra e si interrompe un muretto alla nostra sinistra, sul limite basso dei prati, possiamo individuare, con un po’ di attenzione, la partenza di una traccia che se ne stacca sulla sinistra, risalendo i prati con un breve tratto a destra ed una diagonale a sinistra, e portando alle due baite di quota 1699 (se non troviamo la traccia, possiamo ugualmente salire, senza troppa difficoltà, a vista). Seguendo i segnavia, su un ponte il torrente che scende dalla val Dordona. Rifaccio per la seconda volta l’anello dei Laghi di Porcile, raggiungendo il Passo di Tartano dalla Valle Lunga, salendo in Cima Lemma, scendendo al Passo di Lemma per infine rientrare alla Baita del Camoscio dal sent. Alle sue spalle, più o meno sulla sua verticale, si vedono una baita isolata e la cima Vallocci, che da qui mostra un profilo piuttosto sfuggente. La presenza delle piante testimonia che l'alpeggio era molto utilizzato, in passato; ora vi regna la solitudine. Per raggiungerlo: staccarsi dalla s.s. 38 all’altezza del ponte sul fiume Adda fra Talamona ed Ardenno (indicazioni per la Val di Tartano) e percorrere un tratto della Pedemontana Orobica (senza salire verso Tartano). ci indicano il sentiero che scende alla Casera di Lemma alta (m. 1986, sul su questa strada, ma non sarà un percorso noioso, perché ci permette di Passiamo così per le baite isolate di quota 1900 e 2029. La discesa prosegue sul lato opposto, con rapide serpentine, fino ad uscire dalla selva alla parte alta dei prati a monte della Pila. E', quindi, opportuno studiare bene la zona, nella salita; alla peggio, si può poi scendere a vista, con un po' di fatica, fra gli ontani, restando poco a sinistra di una macchia di larici, fino ad intercettare il sentiero nella diagonale sopra descritta. Per raggiungerlo dobbiamo superare il vallone scavato dal ramo meridionale del torrente Dordonella, che il sentiero riattraversa, da destra a sinistra, in un tratto in cui è ben visibile e sostenuto da un muretto a secco; il problema, però, è arrivare al guado, perché prima la traccia non è sempre visibile e, nel punto in cui aggira il modesto dosso prima del vallone, è ben nascosta da una fascia di antipaticissimi ontani. Il vescovo Feliciano Ninguarda, nel resoconto della sua visita pastorale del 1589, scrive: “A un miglio e mezzo oltre Tartano c’è Sparavera con poche famiglie. Sul lato opposto, piega a sinistra, risale per un tratto il dosso, fino ad intercettare un sentiero più marcato che proviene da sinistra (dalle baite della Corna, m. 1785, a monte delle due baite di quota 1699: volendo, possiamo anche scegliere, quindi, di salire, per prati, a vista, dalle due baite a quelle della Corna, stando a sinistra di una macchia di larici, per poi imboccare questo sentiero che parte sul loro lato di destra). Anello di Granito Cartografia Report News Contatti Menu Val Tartano Val Fabiolo Accesso: Sirta Dislivello: 1010 m (da 290 a 1300 m) Tempi: 5 h Difficoltà: itinerario su mulattiera e sentiero. Siccome si tratta di un percorso classico, si trova indicato su diversi cartelli ed è interamente coperto dai segnavia rosso-bianco-rossi. Numerose baite sono collocate sull’alpeggio in corrispondenza dei principali spostamenti. La forma di alcuni portali e finestre tradisce un influsso veneziano (in età moderna Bergamo e le sue valli appartenevano alla Serenissima Repubblica di Venezia), ed alcuni documenti nell’archivio parrocchiale parrebbero dimostrare la dipendenza della chiesa dei Santi Giovanni ed Antonio dalla parrocchia di Valleve Bergamasco. sterrata, raggiungiamo in breve la località Biorca, frazione di Tartano per quello di sinistra che ci porta, poco oltre una baita isolata (vedi cominciamo a salire prima di raggiungere le baite, In ogni alpeggio il bestiame si sposta dunque quotidianamente da un bàrech all’altro, restando prevalentemente all’aperto (in pochi alpeggi sono previsti stalloni – baitùu – o tettoie aperte per il ricovero notturno o in caso di brutto tempo). Vi leggiamo: “In questa casa cercarono scampo Amalia e Carolina prima di essere travolte, con la sorella Caterina, la mamma Maria Bulanti e la cognata Luigia Mainetti, dalle acque furenti del Tartano la notte dal 27 al 28 settembre 1885. Comunque, con un po' di pazienza veniamo a capo anche di questa difficoltà. Per completare l'anello della Val di Tartano, dobbiamo saldare l'anello Val Lunga-Val Corta all'anello Val di Lemma-Val Budria. La riproduzione della pagina o di sue parti è consentita previa indicazione della fonte e dell'autore al passo di Tartano, segnalato da una evidente croce (m. 2108). la marcia, completando l'anello integrale della val Tartano. Più comodo e meno faticoso, anche se più lungo, è però il percorso che passa per il passo di Dordonella, posto sulla depressione che chiude ad est la valle. Qui, in Val Lunga, sono rimaste tracce ed attestazioni dell’antico legame con il versante orobico bergamasco, cioè con Foppolo e Cambrembo. Caratteristico delle valli del Bitto e Lesina, ma presente in passato anche in val Tartano, è il caléc. Pila di Tartano 27-9-1985”. Qui dobbiamo stare attenti a non prendere il sentiero di sinistra, che porta Qui ignoriamo il sentiero che scende verso destra, portandosi al fondovalle, e proseguiamo diritti, verso nord, superando il torrente principale della valle. (Massimo Dei Cas, www.paesidivaltellina.it), Designed by David KohoutCopyright © 2003 - 2020 Massimo Dei Cas, successiva Il Ponte nel cielo è lungo 234 metri e sospeso a oltre 140 metri di altezza che collega i due versanti della Val Tartano in corrispondenza della frazione di Campo: una localizzazione panoramica che offre ai visitatori una vista unica sulla non solo l'alta val Lunga, con una bella visione sinottica dei laghi Grande Il pizzo Pruna, insignificante dal versante di salita è invece imponente visto da campo Tartano e offre un panorama di primo ordine sulla bassa Valtellina e sulle montagne della Val Masino. Al di là di questa chiesa vi è il monte che divide la regione dal territorio di Bergamo.” Ed in effetti guardando a sud i due principali passi verso la bergamasca, di Porcile e di Tartano, si distinguono facilmente. Modesta di dimensioni, di fatto è uno dei minori affluenti della valle dell'Adda. Alcuni di questi nuclei abitati, come accade spesso in val Tartano, La distribuzione interna degli spazi è simile a quella della baita in muratura, con il paiér (il focolare), il supporto girevole in legno per la culdèra e un ripiano sul quale si poggiavano i formaggi ad asciugare. Dal Sempre prestando attenzione a non perdere la traccia, discontinua, ci affacciamo all’alta Valle della Matta, il cui nome non rimanda allo squilibrio mentale, ma probabilmente agli ometti che vi si trovano (chiamati anche “matt”).

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